Gli insegnanti di sostegno non ci mancano in Italia. Ma la situazione nelle scuole non è migliorata

Tuttavia, il Tfa ha costi elevati, accesso limitato e una distribuzione disomogenea: il 52% dei posti è al Sud, solo il 14% al Nord. Questo spiega perché al Nord ci sono meno IdS specializzati. Gli IdS di ruolo devono avere il Tfa e superare un concorso, mentre per i contratti a tempo determinato si attinge anche da graduatorie di non specializzati. Di conseguenza, al Nord il 41,8% degli IdS non ha la formazione adeguata, contro il 15,3% del Sud. Il governo sta introducendo corsi di abilitazione online, ma la loro efficacia è incerta.

A inizio gennaio, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha dichiarato che l’obiettivo è formare 50.000 IdS, con avvio dei corsi in primavera, ma non ci sono ancora indicazioni sul numero di posti disponibili. Un altro aspetto critico è il precariato: il 59% degli IdS è a tempo determinato, con punte del 70% al Nord. Questa instabilità si traduce in continui cambi di insegnanti per gli studenti con disabilità, minando il rapporto di fiducia che dovrebbe instaurarsi tra alunno e docente. La rotazione annuale degli IdS è un problema grave, perché impedisce una pianificazione didattica efficace e una reale continuità pedagogica.

E come vanno le cose in Europa? Sebbene sia molto complesso paragonare modelli diversi, l’Italia è tra i pochi Paesi UE a garantire l’inserimento quasi totale degli studenti con disabilità nelle classi ordinarie, con il 97% di loro che passa almeno l’80% del tempo con i compagni. Un dato che conferma come gli IdS italiani sono molto più numerosi rispetto a figure simili in altri Paesi, anche in quelli dove il modello è simile, come in Portogallo.

Il nostro sistema ottiene perciò risultati migliori degli altri? Se si considera il livello di istruzione, emerge che il 29,5% delle persone con disabilità tra i 18 e i 24 anni ha conseguito al massimo il diploma di scuola secondaria di primo grado, una percentuale significativamente superiore rispetto alla media Ue del 22,5%. Questo dato, pur essendo solo un indicatore parziale, suggerisce che l’elevato numero di IdS non garantisce necessariamente una maggiore efficacia del sistema rispetto a modelli con una presenza inferiore di insegnanti di sostegno.

Possibili soluzioni e riforme

Di fronte ai problemi emersi, diverse proposte di riforma sono state avanzate. Una delle più interessanti è la cosiddetta ‘cattedra inclusiva’, che prevede una collaborazione più stretta tra l’insegnante di sostegno e il docente curricolare. L’obiettivo è diffondere le competenze di inclusione tra tutti i docenti, riducendo la dipendenza da figure specifiche e promuovendo un’integrazione più efficace, riducendo il rischio di isolare lo studente con disabilità all’interno della classe.

Fonte : Wired