Città sostenibile, come si progetta nel concreto?

Tra meno di 25 anni sette esseri umani su dieci vivranno in una città. E sarebbe meglio che fosse una città sostenibile. Ossia uno spazio che dovrà diventare resiliente, quindi reattivo ai cambiamenti climatici e alle sfide di un’umanità urbanizzata, sempre più anziana e connessa tecnologicamente. Dati questi presupposti, come saranno allora le città del futuro? È una domanda importante visto che nei prossimi quarant’anni avremo costruito tante nuove città quante ne sono state costruite in tutta la storia dell’umanità. Per rispondere, Wired ha incontrato alcuni tra i massimi esperti sul tema all’ultimo Smart City Expo World Congress di Barcellona, l’evento più grande al mondo per l’innovazione urbana, con oltre 25mila ospiti, più di 1.100 esibitori, 600 speaker provenienti da oltre 850 città da 130 nazioni.

Dall’ultima edizione emergono i prossimi trend per le città del futuro, come spiega Ugo Valenti, co-fondatore e ad dello Smart City Expo World Congress: “La prima tendenza che abbiamo visto è l’uso dell’intelligenza artificiale e dell’integrazione dei dati per trasformare il modo in cui le città operano. L’intelligenza artificiale generativa e gli strumenti di apprendimento automatico sono sempre più utilizzati per ottimizzare i servizi cittadini, migliorare il processo decisionale e la gestione delle risorse. In questo senso, la sensorizzazione rimane una tendenza chiave, perché i sistemi di IA richiedono l’analisi dei dati e quindi è necessario fornire all’IA gli input appropriati”. Anche la sostenibilità e la resilienza sono stati temi centrali dell’ultima edizione della kermesse, con soluzioni urbane applicate per la neutralità delle emissioni di carbonio, l’uso efficiente dell’energia e l’adattamento al clima:

  1. Città sostenibile: i modelli per il futuro
  2. Quali città subiranno grandi impatti dal climate change
  3. Soluzioni climate tech per creare città sostenibili
  4. I professionisti del clima per le città del futuro
  5. Città sostenibili: le soluzioni alla gentrificazione

Città sostenibile: i modelli per il futuro

Quali città sono punti di riferimento per le buone pratiche di resilienza? Se pensiamo all’Europa, innanzitutto Copenaghen. Da lungo tempo, la città attua la pianificazione urbana ecologica e l’uso innovativo della tecnologia per migliorare la vita urbana. La capitale danese ha annunciato il suo piano per diventare neutrale dal punto di vista delle emissioni di anidride carbonica entro quest’anno, ha sviluppato politiche per promuovere l’uso della bicicletta e oggi quasi la metà dei suoi abitanti la usa per andare al lavoro. “Un altro campo in cui Copenaghen ha progetti di riferimento è il riutilizzo delle infrastrutture. L’impianto di CopenHill è un buon esempio di come si possa trasformare un impianto che brucia rifiuti per creare energia in un’area ricreativa per i cittadini proprio nel centro della città”, spiega Valenti.

Anche Barcellona rientra tra i benchmark più innovativi, dall’urbanismo tattico diffuso alla piattaforma decidim.barcelona per coinvolgere attivamente i cittadini. Guardando oltre il Vecchio Continente, “sotto il termine Smart Nation, Singapore ha raggruppato tutte le sue iniziative per affrontare le sfide urbane. Ha integrato la tecnologia nella vita quotidiana per rendere gli oggetti più efficienti. Sensori e telecamere sono stati distribuiti in tutta la città per monitorare il traffico, il meteo e la qualità dell’aria: in questo modo è possibile utilizzare i dati in tempo reale per prendere decisioni migliori. Il sistema di trasporto intelligente utilizza dati in tempo reale per regolare i semafori, prevedere la congestione del traffico e guidare gli automobilisti verso percorsi meno affollati, riducendo i tempi di percorrenza”. Lo stesso vale per l’assistenza sanitaria, dato che Singapore utilizza piattaforme di telemedicina e strumenti di monitoraggio della salute guidati dall’intelligenza artificiale nei suoi ospedali e cliniche per garantire diagnosi e cure più rapide e accurate: una scelta particolarmente utile durante la pandemia.

Classifica: le città più resilienti e quelle più vulnerabili

Più che rispondere a una singola minaccia, la resilienza consiste nel pensare in modo olistico per ridurre l’impatto delle vulnerabilità di una città nel suo complesso. Lauren Sorkin, Executive Director del Global Resilient Cities Network, mette in luce l’esperienza di Città del Capo: “La città ha fatto della resilienza un principio fondamentale per il governo della città, attraverso le funzioni di pianificazione, progettazione e finanza. Nell’ambito del sistema di pianificazione del capitale della città, ogni progetto infrastrutturale preso in considerazione per gli investimenti è valutato in base ai benefici che offre in termini di resilienza ed è considerato prioritario in base al modo in cui la città risponde alle sue esigenze”. Un altro esempio urbano, anche se di dimensioni molto più ridotte, è la cittadina costiera inglese di Norfolk. Qui Sorkin mette in luce come la minaccia di infrastrutture deboli sia stata allontanata “nei rapporti con gli attori del settore privato, come le assicurazioni, per dimostrare che gli investimenti nella protezione dalle inondazioni costiere generano un chiaro ritorno sugli investimenti”. Prevenire è meglio che curare, e Norfolk è una dimostrazione del fatto che quando le città definiscono chiaramente i benefici degli investimenti in resilienza riescono ad essere più efficaci nel realizzarli.

Quali città subiranno grandi impatti dal climate change

Innalzamento del livello dei mari, ondate di calore, piogge intense, vulnerabilità infrastrutturali, resilienza delle aree al riscaldamento urbano. Sono alcune tra le sfide principali che oggi attendono le città: alcune saranno particolarmente esposte agli effetti dei cambiamenti climatici. In particolare, le città costiere saranno quelle più a rischio. “Se si fa un controllo incrociato con le metropoli più popolose – riprende Valenti – si possono facilmente individuare nomi come New York, Miami, Mumbai, Shanghai, Barcellona e Tokyo. La scarsità d’acqua diventerà una vera e propria sfida anche perché l’andamento delle precipitazioni sembra cambiare in tutto il mondo, con meno giorni di pioggia, ma con precipitazioni abbondanti concentrate in quei giorni. Quindi, con una popolazione urbana in crescita in tutto il mondo, sarà fondamentale costruire le infrastrutture adeguate per gestire le esigenze di milioni di cittadini”.

Soluzioni climate tech per creare città sostenibili

Le tecnologie adottate per rispondere alle sfide climatiche e riassunte nell’espressione climate tech saranno la chiave di volta per affrontare i problemi di resilienza urbana: “Abbiamo esempi di innovazione in tutta la nostra rete, dalla città di New York che, dopo l’uragano Sandy, ha installato muri anti-alluvione retrattili sotto la FDR Highway per proteggersi da future super-tempeste a un design unico di uffici galleggianti destinati a crescere insieme al livello del mare a Rotterdam”, spiega Sorkin. La Director fa anche l’esempio del Centro per le operazioni e la resilienza di Rio de Janeiro, competente sull’uso di dati e tecnologie per guidare le politiche pubbliche e ridurre i rischi. “Dopo le inondazioni e gli smottamenti mortali del 2010, la città ha cercato di integrare i dati provenienti dai sistemi di allerta precoce, dalle telecamere del traffico e dai rapporti meteorologici in un centro di pianificazione e operazioni di emergenza. Dalla sua istituzione, la città è stata meglio preparata ad affrontare shock periodici come le condizioni meteorologiche estreme e le continue sollecitazioni che la città deve affrontare. Visto il successo, la città ha collaborato con la Banca nazionale di sviluppo brasiliana per sviluppare un progetto tecnico e finanziario, e una linea di credito per altre città per creare centri operativi propri”. Ci sono poi soluzioni tech di innovazione frugale o nature based solutions che non richiedono grandi sforzi economici e sono già oggetto di applicazione diffusa nelle grandi metropoli del Pianeta. Sistemi di gestione predittiva delle inondazioni, realizzazione di tetti verdi e giardini verticali che mitigano l’effetto “isola di calore urbana”. O ancora sistemi di cattura del carbonio integrati negli edifici o persino l’uso di piastrelle per marciapiedi che catturano il carbonio, come ad esempio ha fatto Barcellona.

I professionisti del clima per le città del futuro

A questo punto, le competenze in gioco per affrontare i problemi di resilienza urbana dovranno essere diversificate. Infatti quando si parla di resilienza urbana ci si riferisce a molte minacce diverse, dalle catastrofi naturali ai cambiamenti climatici, alle crisi sanitarie, alla scarsità di risorse naturali, alla sicurezza e alla cybersicurezza, fino ai guasti tecnologici e infrastrutturali. E’ necessario un mix di professionisti esperti, aziende private, istituzioni accademiche, ONG, organizzazioni comunitarie e anche altre città e reti di città, spiega Valenti, che specifica i profili professionali utili:

Città sostenibili: le soluzioni alla gentrificazione

Se la città cresce e si sviluppa, spesso rischia di penalizzare i residenti a causa del rincaro abitativo (come ben sa ad esempio Milano). La gentrificazione e l’aumento del costo della vita nelle città spingono i residenti fuori dai centri urbani. Cosa si può fare per arginare questo fenomeno che riguarda le grandi città di tutto il mondo? Valenti cita l’esperienza di Barcellona, città altamente turistica che sta “vivendo una drammatica crescita di residenze a breve termine. Per evitare lo sfollamento dei residenti, Barcellona ha posto un limite al numero di affitti a breve termine e ha vietato nuove licenze. La città ha anche un programma di alloggi a prezzi accessibili che prevede che il 30% dei nuovi insediamenti abitativi o delle ristrutturazioni più importanti includa unità a costi ottimali”. E’ una strategia messa in atto anche da Amsterdam, dove ogni nuovo grande progetto immobiliare deve avere il 30 o 40% dedicato al social housing. Anche New York sta combattendo la gentrificazione attraverso “politiche di controllo degli affitti e i community land trust, noti come Clt, organizzazioni non profit che possiedono e gestiscono terreni per garantire che vengano utilizzati per alloggi a prezzi accessibili o progetti comunitari. Il Clt El Barrio di East Harlem, ad esempio, lavora per mantenere l’accessibilità abitativa in un’area che ha subito una forte pressione di gentrificazione”. Infine, la soluzione di Berlino che ha fissato un tetto massimo degli affitti, impedendo ai proprietari di aumentarli oltre un certo limite. Una misura coraggiosa che sta portando buoni risultati, secondo il co-fondatore dello Smart City Expo: “Questa misura è stata controversa e ha dovuto affrontare anche dei ricorsi legali, ma ha dimostrato fino a che punto la città è disposta a spingersi per proteggere gli inquilini dall’aumento vertiginoso dei costi degli alloggi. La città sta anche riacquistando il patrimonio abitativo da investitori privati per garantire che un maggior numero di appartamenti rimanga a prezzi accessibili”. Il settore pubblico che recupera posizioni sul privato, per tutelare l’identità culturale delle città e restituire potere decisionale ai suoi abitanti autoctoni sul futuro del proprio spazio vitale.

Perché Berlino ha bloccato il costo degli affitti

Fonte : Wired