Nelle prime scene scopriamo che Leo è appena venuta a conoscenza dell’identità di suo padre. In che modo sia successo non viene spiegato, ma dai messaggi che la mamma le lascia in segreteria non c’è dubbio che sia stato un momento traumatico. Approfittando del fatto che la madre è impegnata sul lavoro e lontana da casa per due giorni, la ragazza decide di prendere un treno senza dire nulla e venire in Italia, a Marina Romea, una frazione di Ravenna, dove pensa che suo padre insegni surf ai ragazzi (anche se scopriremo non è esattamente così).
Poche ore dopo averlo incontrato, però, scopre anche che l’uomo è padre di un’altra bambina, Emilia, e che il suo arrivo non solo lo ha colto di sorpresa ma lo sta mettendo a disagio. Una delle ragioni è che Paolo sta cercando di ricucire o quanto meno di non peggiorare i rapporti con la sua ex compagna e madre della bambina. «È complicato» ripete più volte quando si tratta di spiegare per quale motivo non abbia voluto sapere più nulla di Leo, aggiungendo che con Emilia sta cercando di non ripetere gli stessi errori compiuti nei confronti di lei e di sua madre.
A differenza di altri film del genere definito coming-of-age che si concentrano solo sugli adolescenti, in Paternal Leave a dover “crescere” e fare i conti con loro stessi sono anche gli adulti. Anche Paolo, evidentemente, si è comportato oltre l’età “consentita” come un ragazzino e sta cercando di trovare la sua maturità e il suo equilibrio. E per questa ragione fa fatica ad accettare la presenza e le richieste di Leo.
Il film evita l’eccesso di spiegazioni e questo è un bene. Intuiamo che Paolo ha un passato “non convenzionale” e relazioni sentimentali non facili, tanto che in paese la gente mormora che abbia ucciso moglie e figlia. Ma nessun dettaglio viene fornito. Così come non si spiega per quale ragione la madre di Leo non abbia in 15 anni voluto raccontarle nulla del padre. Inoltre, Paternal Leave non indulge nel più classico dei confronti chiarificatori che ancora oggi viene proposto in parecchi film mainstream. Per quasi tutto il film la regista preferisce i piccoli gesti e i movimenti impercettibili per comunicare le emozioni dei suoi personaggi.
Paternal Leave è anche un road movie sui generis. Paolo e Leo non viaggiano verso nessun luogo, ma trascorrono parecchio tempo nel camper di lui, in transito tra il bar sulla spiaggia che lui ha preso in gestione (me che è chiuso perché siamo in inverno), la costa dove vanno a fare surf, il baretto del paese, il chiosco delle piadine, le lagune dove sostano i fenicotteri.
Che vengono utilizzati dalla regista come una metafora che attraversa tutto il film. Perché, guarda caso, questi uccelli si distinguono tra le specie animali per essere genitori paritari che condividono al 50 per cento, maschi e femmine, la cura della prole. E anche per un’altra ragione che non possiamo spoilerare.
Fonte : Wired