Il giallo della riunione d’emergenza dopo il vertice di Monaco

Tensioni alla Conferenza di Monaco dopo le voci che l’Europa verrebbe esclusa dalle trattative per la pace in Ucraina che il presidente statunitense Donald Trump sta intavolando con Vladimir Putin. Il presidente francese Emmanuel Macron ha convocato un summit europeo d’emergenza che si potrebbe tenere domani all’Eliseo.

“Noi aiuteremo gli ucraini a guidare le discussioni per una pace solida e duratura” spiega il presidente francese Emmanuel Macron riportando una telefonata con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. 

“Se il presidente Usa Donald Trump riuscirà davvero a convincere il presidente Putin a fermare l’aggressione contro l’Ucraina, sarà una notizia fantastica. E noi, europei, dovremo rafforzare la nostra sicurezza collettiva e diventare più autonomi. Un’Europa più forte e più sovrana, rendiamola realtà ora”.

Emmanuel Macron

Fonti britanniche hanno affermato che vi sarebbe anche il primo ministro Keir Starmer tra gli invitati alla riunione sull’Ucraina convocata da Macron insieme al segretario generale della Nato, Mark Rutte, e ai leader di Italia, Germania, Polonia. Ieri Starmer ha detto che l’Europa “deve assumere un ruolo maggiore nella Nato” e collaborare con gli Stati Uniti per “assicurare il futuro dell’Ucraina”.

I funzionari di Downing Street hanno aggiunto che Starmer intende portare i messaggi della riunione di Parigi a Washington nei prossimi giorni, quando incontrerà il presidente Donald Trump. Sempre domani la rappresentate per la politica europea Kallas riunirà domani i ministri Esteri per fare il punto. Tajani: “Il leader ucraino disponibile a una trattativa di buon senso”.

Cosa è successo al vertice di Monaco

Funzionari statunitensi e russi si incontreranno in Arabia Saudita nei prossimi giorni per avviare colloqui volti a porre fine alla guerra di Mosca in Ucraina, durata quasi tre anni. E proprio in Arabia Saudita è atteso il segretario di Stato statunitense Marco Rubio accompagnato dal consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e l’inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente Steve Witkoff: obiettivo dei colloqui quello di organizzare un incontro tra il presidente statunitense Donald Trump, il presidente russo Vladimir Putin e Zelensky.

Rubio e il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov avrebbero concordato contatti regolari per preparare l’incontro. Ma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha incontrato il vicepresidente statunitense JD Vance in Germania venerdì, ha affermato che al momento Kiev sarebbe stata esclusa dalla trattativa e che non si impegnerà con la Russia prima di consultarsi con i partner strategici. Un chiaro messaggio all’Europa.

L’Europa vuole fermare il piano di Trump sull’Ucraina: “È una capitolazione” 

Zelensky dalla conferenza di Monaco aveva chiesto la creazione di un esercito europeo, affermando che il continente non poteva più essere sicuro della protezione degli Stati Uniti e che avrebbe ottenuto il rispetto di Washington solo con un esercito forte. Ma è il ministro il ministro degli esteri polacco Radoslaw Sikorski in un’intervista alla TV di stato a spiegare cosa è possibile e cosa no: “Se con ‘esercito europeo’ si intende l’unificazione degli eserciti nazionali, questo non accadrà” ha affermato ricordando come l’Unione europea stia sviluppando le proprie capacità di difesa con sussidi UE per l’industria della difesa e formando una brigata rinforzata.

Per l’Europa il tempo stringe: mentre Trump telefonava a Putin per trattare la resa di Kiev, da Washington è stato inviato un questionario alle capitali europee per chiedere come avrebbero potuto contribuire alle garanzie di sicurezza per Kiev. Per le cancellerie europee un chiaro segnale di essere tagliate fuori da qualsiasi processo di pace. Timori ampiamente confermati sabato dall’inviato di Trump Michael McCaul che ha affermato che l’Europa non avrà un posto al tavolo delle trattative. 

Intanto sul campo l’esercito di Mosca è arrivato a controllare un quinto dell’Ucraina, avanza lentamente verso est da mesi e mettendo nel mirino le riserve minerarie di Kiev che costituiscono l’ultima leva rimasta a Zelensky per negoziare con gli Stati Uniti.

Zelensky si rifiuta di firmare l’accordo per consegnare agli Usa le sue “terre rare”

Putin arriva al tavolo della pace con una posizione di forza: un’Europa incapace di fornire una garanzia di sicurezza a Kiev senza l’aiuto statunitense consente alla Russia di chiedere la cessione dei territori contesi. Per Kiev è sempre più difficile sostenere la richiesta alla Russia di ritirarsi ai confini pre 2022.  

Fonte : Today