Perché Trump vuole colpire l’Iva sui prodotti europei: cosa succederà

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Presidenza Trump

Dopo l’annuncio di ‘dazi reciproci’ verso i propri partner commerciali, ora nel mirino del presidente degli Stati Uniti ci sarebbero tutti quegli Stati che applicano l’Iva, l’imposta sul valore delle merci, che al mondo sono.

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Donald Trump ha annunciato dazi reciproci nei confronti dei partner commerciali, alleati inclusi e promette di colpire duro anche sull’Iva, l’imposta di valore aggiunto pagata su beni e servizi.

Nel mirino del presidente degli Stati Uniti ci sarebbero tutti quei Paesi che applicano l’iva, che rappresentano quasi la totalità del mondo. In totale sono 170 gli Stati che adottano l’imposta, mentre sono pochi quelli che non lo fanno: ad esempio il Kuwait o gli stessi Stati Uniti, dove però è previsto un meccanismo differente. Si tratta della cosiddetta “sales tax” o tassa sulle vendite, che viene decisa dal singolo stato ed è compresa tra l’1% e l’11%.

In Europa, l’Iva viene applicata dalla totalità dei Paesi con valori che possono oscillare dal 27% di Ungheria, il 25% di Danimarca, Norvegia, Svezia e Croazia e il 22% dell’Italia, fino al 19% di Germania, Romania e Cipro, e addirittura l‘8,1% della Svizzera. 

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Ieri Donald Trump ha fatto sapere che intende imporre nuovi dazi sulle auto importate e che le misure scatteranno a partire dal 2 aprile. “L’avrei fatto il primo aprile…” ha continuato, ironizzando con la coincidenza dell’annuncio, che cadrebbe così nel giorno del pesce d’aprile.

Le dichiarazioni del tycoon un giorno dopo la firma di un memorandum per imporre “tariffe reciproche” ai Paesi che tassano le merci statunitensi, con l’obiettivo di equiparare le imposte che questi Paesi applicano alle esportazioni statunitensi. I nuovi dazi non entreranno in vigore subito ma nei prossimi mesi, anche se Trump non ha dato un’indicazione precisa sulle tempistiche. Tantomeno sull’entità di tali misure. “Faremo pagare la stessa cifra che un Paese fa pagare a noi, né più né meno”, ha dichiarato ai giornalisti. Non verrà fissato un livello uniforme per tutti – ad esempio il 10% o il 25% – ma a ciascun Paese verrà imposta una determinata tariffa, stabilita dall’amministrazione americana.

Secondo il presidente americano le sue mosse “salveranno un sacco di industrie americane”. E in questa direzione andrebbe anche la decisione di colpire l’Iva sui prodotti europei. Quest’ultima tuttavia, non tocca più di tanto le aziende, ma piuttosto consumatore finale, che la paga. Quando un prodotto attraversa le frontiere di un determinato Paese per essere venduto in quel mercato viene tassato con le aliquote previste da quello stesso Paese. Ad esempio, a una merce americana acquistata in Italia viene applicata l’Iva italiana, pari al 22%. Questa tassa non incide sull’importatore, che può recuperarla, ma esclusivamente sull’acquirente.

Per questo motivo secondo alcuni economisti, la nuova battaglia dell’Iva annunciata da Trump non avrebbe senso sotto il profilo economico. La guerra commerciale degli Usa tuttavia, minaccia di travolgere l’Europa. L’impatto dei dazi sul pil Ue sarebbero di “mezzo punto percentuale”, “con effetti maggiori per Germania e Italia, data la rilevanza dei loro scambi con gli Stati Uniti”, ha fatto sapere il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta.

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Fonte : Fanpage