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Fuggire dalla sofferenza aiuta a guardare il mondo con occhi diversi. Un professore dell’Università di Siena ha recentemente approfondito le dinamiche dietro il legame tra il genio artistico e le difficoltà durante l’infanzia, ricordando però come la sofferenza non sia una condizione necessaria per il fiorire del genio.
Creatività molto spesso fa rima con difficoltà, soprattutto quando i problemi riguardano bambini in cerca di una via d’uscita da una realtà familiare poco felice. Si può riassumere così la tesi sostenuta da un recente studio presentato da Carlo Valerio Bellieni, Professore di pediatria all’Università di Siena che nella sua ricerca ha analizzato il legame tra le avversità vissute nei primi anni di vita e la capacità di esprimere genialità artistica.
L’indagine, pubblicata sulla rivista Psychological Studies, si inserisce in un filone di ricerca che da tempo osserva come molti personaggi di spicco della cultura e dell’arte abbiano avuto un’infanzia segnata da sofferenze e privazioni.
“Esempi famosi includono geni come Vincent van Gogh, Franz Kafka, Edgar Allan Poe, Virginia Woolf e Sinéad O’Connor, tutti quanti hanno sofferto avversità durante l’infanzia e hanno poi sviluppato grandi capacità artistiche” ha scritto Bellieni sul sito The Conversation. “Purtroppo però, i loro talenti sono stati spesso accompagnati da nevrosi e altri problemi di salute mentale“, ha specificato lo studioso.
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L’analisi del fenomeno osservato da Bellieni si è fondata in gran parte anche sulle teorie dello psicoanalista Donald Winnicott, il quale ha illustrato come i bambini affrontino l’ansia da separazione attraverso oggetti transitori o comportamenti che suppliscono temporaneamente all’assenza dell’affetto genitoriale. Quando questa specie di fuga dalla realtà diventa prolungata e intensa, tali meccanismi di compensazione si rafforzano e possono trasformarsi in vere e proprie abilità creative che però, proprio a causa del contesto in cui si sono sviluppate, spesso portano in dote anche significative difficoltà comportamentali e relazionali.
Inoltre, sempre secondo gli studi citati da Bellieni, oltre una certa soglia di “trascuratezza” emotiva il talento cessa di fiorire, le capacità creative si riducono, e i problemi sociali continuano ad acuirsi. In altre parole, piega l’esperto, un livello moderato di difficoltà nell’infanzia può stimolare la creatività, ma un eccesso di sofferenza può portare solamente a conseguenze negative più marcate.
Il ruolo delle nuove tecnologie
Oggi, le dinamiche familiari e sociali sono cambiate, rendendo il rapporto tra genitori e figli più complesso. Da un lato, alcuni genitori sono poco presenti per motivi lavorativi, dall’altro, vi sono casi di iper-attenzione nei confronti dei figli, i quali finiscono per trovarsi oppressi e repressi dall’eccesso di ansia e controllo genitoriale. In entrambi i casi, i bambini tendono a cercare rifugio in mondi alternativi, proprio come accadeva ai grandi artisti del passato.
Oggigiorno, però, queste vie di fuga sono spesso rappresentate da schermi digitali, videogiochi e social media che se da un lato possono offrire molti stimoli creativi, dall’altro il loro uso eccessivo viene ormai associato a livelli più elevati di stress, ansia e isolamento sociale, specialmente nell’adolescenza.
L’importanza di un ambiente di crescita sano
Nonostante l’evidenza che le difficoltà possano affinare il talento creativo, Bellieni mette in guardia da un’interpretazione semplicistica del fenomeno. Le avversità non dovrebbero essere considerate un elemento necessario per lo sviluppo della creatività, né tantomeno un sostituto dell’affetto e dell’attenzione di cui un bambino ha bisogno. Il sostegno familiare e un ambiente educativo positivo sono elementi essenziali per permettere ai giovani di esprimere il loro potenziale senza incorrere in difficoltà emotive.
Il messaggio che emerge dallo studio è pertanto duplice: da un lato, l’infanzia pone le basi per lo sviluppo delle capacità creative, dall’altro, una crescita serena e stimolante è fondamentale per incanalare il talento in modo sano e costruttivo. La consapevolezza di questi meccanismi può aiutare a individuare e supportare i bambini più vulnerabili, garantendo loro un futuro in cui la creatività sia una risorsa e non una fuga dalla sofferenza.
Fonte : Fanpage