Canale di Panama, ma è vero che è la Cina a gestirlo (come dice Trump)? Il nostro reportage

Detto questo, di investimenti diretti cinesi se ne vedono pochi: il progetto di un quarto ponte sul canale, pagato dai contribuenti panamensi, e di una linea ferroviaria dalla capitale a David, a ovest, sono per ora accantonati. In altre nazioni, come Costa Rica e Perù, la Cina ha costruito infrastrutture, ma a Panama la sua presenza economica è limitata.

Il cambio di approccio

Che sia gonfiata o meno la presenza cinese, un’apertura troppo entusiasta non sembra più possibile. Eppure, uno Stato sovrano dovrebbe poter scegliere liberamente i propri alleati economici. “Credo che l’apertura alla Cina sia stata motivata dal riconoscimento che la Cina era un grande utilizzatore del Canale“, ci dice al telefono Orlando J. Perez, professore di Scienze politiche all’Università North Texas di Dallas, con una lunga esperienza a Panama. “L’espansione del Canale [completata nel 2016 ndr] è stata in parte determinata dall’aumento del traffico cinese durante gli anni di boom economico. Panama non voleva restare indietro rispetto ad altri paesi dell’America Centrale e Latina che stavano approfondendo le loro relazioni con la Cina, per non perdere opportunità di investimento”.

Oggi, soprattutto dopo il Covid-19, il rapporto con la Cina viene messo in discussione: alcuni sostengono che la Cina non abbia pagato abbastanza per le concessioni portuali e che alcuni investimenti promessi non si siano mai concretizzati (fenomeno osservato anche in altre parti della regione). Altri ipotizzano che la Cina abbia utilizzato tangenti a politici per ottenere concessioni (anche se finora si tratta solo di speculazioni).

È difficile capire al momento quali saranno le vere implicazioni del terremoto trumpiano. Mulino sa di rischiare proteste nazionaliste e della società civile. Già oggi, le navi della marina statunitense hanno una sorta di corsia preferenziale in base al trattato di neutralità siglato nel 1977 con l’allora presidente Jimmy Carter: farle passare gratis, però, sarebbe un’umiliazione per Panama. E c’è da capire quale sarà la risposta cinese al bullismo di Rubio e a tutte le misure annunciate (in parte già smentite da Mulino, come quella sotto)

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A differenza di altri Paesi della regione come il Nicaragua o El Salvador, lo spettro politico panamense è incredibilmente ristretto. La maggior parte dei principali partiti concorda sul modello economico (liberista) e su quello culturale (conservatore). Le differenze politiche tendono a ruotare attorno ai leader (la leadership dei partiti è spesso personalistica). Esistono sottili differenze settoriali tra alcuni partiti, ma non ideologiche. “La maggior parte dei principali partiti potrebbe essere classificata come centrista o centro-destra, dice Perez, ricorda: “Dopo il 1989, Panama ha attuato importanti politiche di ristrutturazione neoliberista che hanno ridotto il coinvolgimento dello Stato nell’economia”. “I panamensi sono generalmente pro-Usa”, commenta Perez. “Ma il controllo del Canale è un tema esistenziale per l’identità nazionale, e persino i panamensi più filo-americani non accetterebbero di perderlo”.

Fonte : Wired