Di certo non ci si annoia, seguendo le avventure della «tipica famiglia tedesca disfunzionale» degli Engels protagonista del film, coadiuvata dalla nuova governante Farrah (la bravissima Tala Al Deen), immigrata siriana specializzata nella cura. Si prenderà appunto cura, a modo suo, di questa famiglia in frantumi, in cui i genitori (gli ottimi Tim/Lars Eidinger e Milena/Nicolette Krebitz) sono troppo intenti a pensare a loro stessi e ai rispettivi lavori per occuparsi dei figli. Due adolescenti gemelli, che evadono dal reale ognuno a modo suo: Jon con un videogioco in realtà virtuale con cui trascorre intere giornate senza uscire dalla camera, Frieda con gli acidi in discoteca e gli atti di protesta ambientalista condivisi con gli amici. C’è poi il terzo figlio, perno centrale della narrazione, che spariglia le carte fino all’ultimo perché è il vero outsider, dal nome Dio: è il figlio avuto da una relazione extraconiugale di Milena, impegnata in un progetto in Kenya per la costruzione di un teatro. Dio è un bambino speciale, ossessionato dalla canzone Bohemian Rapsody: “Is this the real life, or it’s just fantasy?” è la domanda-tormentone che indica allo spettatore la giusta prospettiva per affrontare questo film.
Perché il cinema, ricorda Tykwer con questa sua opera difettosa, sovraccarica, eppure ipnotizzante (da rimontare da capo, tagliando scene pleonastiche), è un viaggio imprevedibile nel mondo degli altri: una famiglia tedesca borghese che deve recuperare il dialogo, una famiglia siriana spezzata per sempre nel tentativo di raggiungere la Germania, adolescenti in cerca di se stessi e di un barlume di attenzione, adulti sovraccarichi di stress incapaci di gestire l’accumulo di responsabilità, una comunità di africani impegnata a ricostruirsi da sé. The Light è anche un film pieno di portali e strumenti utili a varcare la soglia dal reale: dai visori di Jon che catapultano nella realtà virtuale alla lampada che emana la luce del titolo, portale per dire addio ai propri cari, ma anche per rinascere a vita nuova.
Fonte : Wired