Anima bossa nova e ritmo travolgente: Toquinho sta per conquistare Sanremo 2025 duettando con Gaia durante la serata delle cover. Insieme, porteranno sul palco dell’Ariston il brano di Ornella Vanoni La voglia, la pazzia contenuto all’interno dell’album La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria” pubblicato nel 1976 e realizzato in collaborazione con Toquinho e Vinícius de Moraes.
Il maestro della bossa nova
Toquinho, sarà tra i protagonisti di Sanremo 2025 ed è considerato uno dei più grandi chitarristi e cantanti brasiliani degli ultimi tempi. Antonio Pecci Filho, in arte Toquinho, nasce il 6 luglio 1946 a San Paolo in Brasile. Il nonno paterno era originario di Toro, in Molise, la nonna paterna era nata in Calabria e i due nonni materni erano di Mantova. Da bambino veniva chiamato da tutto Toninho, diminutivo di Antonio, ma fu sua madre a trasformare il nomignolo nel vezzeggiativo e nome d’arte Toquinho.
Dopo aver imparato a suonare la chitarra sotto la guida del compositore Paulinho Nogueira, decide da giovanissimo di intraprendere la carriera musicale. A metà degli anni sessanta, Toquinho esordì come compositore scrivendo Lua Cheia entrando in contatto con l’ambiente artistico e intellettuale di Rio de Janeiro. Lì ebbe l’occasione di crescere culturalmente e musicalmente grazie a diverse collaborazioni, la più importante delle quali con il poeta Vinicius de Moraes con cui divenne amico e collega, realizzando oltre 120 canzoni come Aquarela (originariamente Aquarello, scritta con Maurizio Fabrizio), ma anche Tristeza e Samba de Orly.
Toquinho ha registrato circa 90 dischi, composto oltre 450 brani e tenuto circa 15 mila concerti in tutto il mondo. Ha inoltre collaborato artisti come Chico Buarque, Ornella Vanoni e Ennio Morricone e, con quest’ultimo, ha lavorato all’album Per un pugno di samba, un incontro tra la tradizione della samba e l’arte cinematografica del compositore italiano. Nel 2012 e nel 2021 vince un Latin Grammy e la sua popolarità si estende anche in Italia, dove ha avuto successo sin dagli anni ’60.
Fonte : Wired