Una decisione legittima quella del governo Meloni. La Corte costituzionale si è espressa sulla legge di Bilancio per il 2023, che aveva introdotto misure di “raffreddamento” della rivalutazione automatica delle pensioni superiori a quattro volte il minimo Inps.
Con una sentenza depositata oggi, venerdì 14 febbraio, la Consulta ha dichiarato “non fondate” le questioni di legittimità costituzionale sollevate da alcune sezioni giurisdizionali regionali della Corte dei conti.
La questione riguardava gli adeguamenti annuali delle pensioni ridotti dal Governo per chi percepiva un assegno superiore a quattro volte il minimo.
Che cosa ha deciso la Corte Costituzionale
Secondo la Consulta il meccanismo legislativo “non è irragionevole perché salvaguardia integralmente le pensioni di più modesta entità e, per un periodo limitato, riduce progressivamente la percentuale di indicizzazione di tutte le altre al crescere degli importi dei trattamenti, in ragione della maggiore resistenza delle pensioni più elevate rispetto agli effetti dell’inflazione”.
Le scelte del legislatore “risultano coerenti con le finalità di politica economica, chiaramente emergenti dai lavori preparatori e legittimamente perseguite, volte a contrastare anche gli effetti di una improvvisa spinta inflazionistica incidente soprattutto sulle classi sociali meno abbienti”, si legge in un comunicato della Corte Costituzionale.
Delle perdite subite dalle pensioni non integralmente rivalutate il legislatore “potrà tenere conto in caso di eventuali future manovre sull’indicizzazione dei medesimi trattamenti”, rileva la Consulta.
Fonte : Today