E’ lungo due metri e adora i giardini: il serpente che spaventa gli Inglesi

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Il saettone è un serpente ampiamente diffuso in Europa, ma assente sulle isole britanniche, fino a oggi

Non dall’Asia, né da qualche lontana regione tropicale. L’ultima specie aliena arrivata in Regno Unito viene da un luogo decisamente a noi più vicino e familiare: l’Europa continentale. Si tratta infatti del saettone o colubro di Esculapio (Zamenis longissimus), un serpente non velenoso che può raggiungere i due metri di lunghezza e che è molto comune in Europa, Italia inclusa, ma che non era presente fino a poco tempo fa sulle isole britanniche.

Eppure, in qualche modo ci è arrivato. Forse dalla vicina Francia, forse attraverso scambi commerciali, ma ora ci sono due popolazioni stabili di questi serpenti che si sono insediate nel Regno Unito: una a Londra e l’altra nel nord del Galles. E, a quanto pare, si stanno adattando piuttosto bene. Trattandosi comunque di una specie aliena, anche se europea, potrebbe presto finire nei piani governativi di controllo ed eradicazione, eppure qualcuno vorrebbe che restasse.

Un serpente che si trova molto bene tra i giardini inglesi

Questa volta non ci sono invasioni apocalittiche o ecosistemi devastati. Gli studiosi che hanno monitorato questi serpenti hanno scoperto che la loro presenza passa quasi inosservata. Tom Major, erpetologo e ricercatore alla Bournemouth University, ha raccontato a The Independent di aver seguito per due estati 21 saettoni nel Galles del Nord, notando che questi rettili hanno trovato modi ingegnosi per affrontare il rigido clima britannico: si rifugiano nei solai delle case, si riscaldano nei cassoni del compost e si nascondono negli angoli più tranquilli dei giardini.

La maggior parte delle persone che li ospitano senza saperlo non sembra neppure particolarmente turbata. Dopotutto, il saettone non è un serpente velenoso e si nutre principalmente di roditori, contribuendo quindi a tenere sotto controllo le popolazioni di ratti e topi. Ma la sua presenza solleva una questione più ampia: bisogna accogliere specie aliene che arrivano da così vicino oppure bisogna fermarle come si fa con gli animali che arrivano da altri continenti?

Una specie in difficoltà nella sua terra d’origine: il paradosso del saettone

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Qualcuno si chiede se dovremmo considerare questi animali come veri invasori o più come rifugiati ecologici

Paradossalmente, mentre il saettone si sta adattando bene in Regno Unito, in alcune aree del suo areale originale sembra essere in declino. Qui in Italia, questa specie è distribuita principalmente lungo la dorsale appenninica settentrionale, nelle regioni del nord e in alcune zone del centro. Nel sud Italia, invece, viene sostituita da una specie gemella e quasi identica per abitudini e biologia, ovvero il saettone occhirossi (Zamenis lineatus).

Entrambe le specie vivono in boschi di latifoglie e nelle zone collinari con sufficiente vegetazione per nascondersi e cacciare. Tuttavia, la riduzione delle foreste e l’urbanizzazione sta mettendo a rischio alcune popolazioni, che sembrano essere in declino, anche se la specie avendo una distribuzione europea molto ampia non è considerata minacciata. Inoltre, anche i cambiamenti climatici potrebbero interferire con i cicli riproduttivi e la disponibilità di prede, rendendo la vita sempre più complicata per questa specie.

Un futuro incerto per il saettone e un dilemma per la conservazione

Il curioso caso del saettone in Gran Bretagna potrebbe essere l‘emblema di un fenomeno più ampio: specie aliene che si adattano a nuovi territori e areali, ma che sono in grande difficoltà nei loro territori d’origine. Non è infatti il primo caso del genere: sono diverse le specie invasive che rischiano l’estinzione, un vero e proprio paradosso per la conservazione che è molto complicato da gestire. Il saettone, anche se arriva dalla vicina Europa, è una specie aliena e le autorità potrebbero autorizzare interventi di contenimento ed eradicazione.

Eppure, proprio in virtù di questa vicinanza geografica e per le incertezze legate ai grandi cambiamenti globali, lo stesso Tom Major si è chiesto se dovremmo considerare questi animali come veri invasori o come rifugiati ecologici. In un’epoca in cui il clima e il mondo stanno cambiando più velocemente che mai, la conservazione delle specie potrebbe essere obbligata a dover uscire dagli schemi tradizionali. Forse, in futuro, non parleremo più (almeno non sempre) di specie autoctone o aliene, ma semplicemente di animali che cercano di sopravvivere su un pianeta in costante cambiamento.

Fonte : Fanpage