L’Europa vuole fermare il piano di Trump sull’Ucraina: “È una capitolazione”

L’Europa è stata colta di sorpresa da Donald Trump che, con il suo piano per la pace in Ucraina negoziato direttamente con Vladimir Putin, l’ha praticamente esclusa dal tavolo (insieme all’Ucraina stessa). A Bruxelles si lavora freneticamente per studiare una strategia che eviti quella che Emmanuel Macron ha definito una “capitolazione” alla Russia, con costi altissimi per il blocco e che sancirebbe il fallimento totale della strategia adottata finora a sostegno di Volodymyr Zelensky.

La “capitolazione”

Una “pace che è una capitolazione” sarebbe “una cattiva notizia per tutti”, compresi gli Stati Uniti, ha avvertito il presidente francese in un’intervista al Financial Times. “L’unica domanda da porsi in questa fase è se il presidente Putin sia realmente, durevolmente e credibilmente disposto ad accettare un cessate il fuoco su queste basi. Dopodiché, spetta agli ucraini negoziare con la Russia”, ha detto Macron.

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“La pace in Ucraina e la sicurezza dell’Europa sono inseparabili. La pace non può essere un semplice cessate il fuoco. La Russia non deve più essere una minaccia per l’Ucraina, per l’Europa e per la sicurezza internazionale”, ha scritto su X il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa.

Anche per il socialista portoghese “non ci saranno negoziati credibili e di successo, né una pace duratura, senza l’Ucraina e senza l’Ue”. “Qualsiasi soluzione rapida sull’Ucraina è un affare sporco e non funzionerà”, ha tuonato la responsabile della politica estera dell’Ue, Kaja Kallas.

Svolta epocale

Ma il problema è che Trump chiaramente non la pensa così e sembra intenzionato ad andare dritto per la sua strada. In un incontro con gli alleati della Nato questa settimana, il neo-segretario alla Difesa di Washington, Pete Hegseth, ha dichiarato, durante il suo primo viaggio internazionale, che gli Stati Uniti non sono più “principalmente concentrati” sulla sicurezza europea e che l’Europa dovrà assumere la guida nella difesa dell’Ucraina.

Il capo del Pentagono ha voluto “esprimere direttamente e senza ambiguità che le crude realtà strategiche impediscono agli Stati Uniti d’America di concentrarsi principalmente sulla sicurezza dell’Europa”, un’affermazione forte che, se seguita dai fatti, segnerebbe il cambiamento più radicale nella politica estera statunitense dal 1945.

E su questo punto i leader europei sembrano fingere di non aver nemmeno sentito quello che Hegseth ha appena detto. “Un giorno gli Stati Uniti lasceranno il Vecchio Continente. La profezia del generale de Gaulle si sta realizzando”, ha avvertito l’Alto rappresentante uscente Josep Borrell in un’intervista al Mattinale europeo, sostenendo che l’Europa deve prepararsi e attrezzarsi per difendersi da sola ed essere padrona del proprio destino.

Una posizione che, a dire il vero, Macron sostiene da anni, anche quando alla Casa Bianca c’era ancora Joe Biden, che però non ha mai messo in discussione la centralità dell’alleanza tra le due sponde dell’Atlantico.

Vance incontra Zelensky

E intanto, in una Monaco ferita da un attentato destinato a surriscaldare una campagna elettorale già tesissima, si apre oggi la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, un appuntamento tradizionale che però quest’anno sarà chiaramente dominato dai colloqui sul futuro dell’Ucraina.

A rispondere alle preoccupazioni dell’Europa dovrebbe essere il volto moderato dell’amministrazione Trump, il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, che nel pomeriggio dovrebbe incontrare Zelensky. Parlando con il Wall Street Journal, il braccio destro di Trump ha avvertito che la possibilità di imporre sanzioni alla Russia o di inviare truppe in Ucraina resta “all’ordine del giorno”, se Putin non accetterà i negoziati o se non negozierà in buona fede. “Ci sono leve di pressione economiche e, naturalmente, leve di pressione militare”, ha affermato Vance.

Fonte : Today