Farfalle nello Stomaco, la prima puntata della rubrica su sesso e amore di Livio Ricciardi

Farfalle nello Stomaco è la nuova rubrica di Wired Italia, una posta del cuore non tradizionale nella quale i nostri lettori possono dialogare con Livio Ricciardi, consulente sessuale, psicologo, sessuologo e divulgatore sex positive sui social network, che da tempo parla di sesso e sentimenti in modo innovativo.

Livio ha lanciato dal suo profilo instagram un invito a fare domande su tutto quello che riguarda la sfera affettiva. Per questa puntata ne ha selezionate tre.

Come si può fare sesso occasionale in modo sicuro?

Davizro

Il sesso occasionale è il sesso dell’ultimo lustro. Una bellissima espressione di emancipazione e libertà, ma anche un trend e una cartina tornasole dell’affettività contemporanea. Si può essere liberi di entrare in contatto sessuale con un partner che scegliamo senza pesantezze figlie di tabù e dogmi. Si può esplorare con curiosità un’intimità dolcemente breve, piacevole (si spera, nel sesso occasionale è una scommessa) e si può entrare in contatto con una gratificazione di sé perché si è piaciuti così tanto da finire nelle lenzuola senza troppi fronzoli. Ma è anche il riflesso di come possiamo riempire le nostre umanissime necessità affettive e di validazione senza impegno e senza dover far fronte a un investimento emotivo e al conseguente rischio di addolorarsi per una perdita. Insomma, una rivisitazione gourmet di un piatto semplice.

Ma come possiamo affacciarci e vivere questo mondo contenendo i possibili guai? Credo sia di fondamentale importanza prendere consapevolezza del fatto che il sesso occasionale deve essere una scelta, sia essa generata dalla pulsionalità (o voglia di scopare, che dir si voglia) da una curiosità esplorativa, dalla volontà di piacere o da un mix di tutte e tre. Non dovrebbe esistere sesso occasionale “perché va fatto”. La sessualità e come la si esprime è personale, unica e sempre giusta (nei limiti del rispetto e del consenso) pertanto se il sesso occasionale è roba nostra lo si può scegliere di fare, se invece arriviamo a letto con qualcuno se e solo se spinti dalla chimica intellettuale, emotiva o interpersonale, magari è plausibile che le one-night-stand non siano roba nostra, e il medico non le prescrive. Secondo poi, va da sé che stare con molti partner, rispetto a una relazione monogama, esponga a un rischio maggiore di contrarre infezioni sessualmente trasmissibili. Bisogna tutelarsi, tutelare, cercando di evocare il nostro senso di responsabilità anche quando gli ormoni esplodono e una sensazione genitale leggermente più pronunciata sembri un’idea migliore dell’esporsi a una possibile gonorrea. C’è chi dice: “Eh ma sento molto meno” e dovrebbe riflettere su taglie del preservativo e propriocezione peniena, o chi dice: “Ma che non ti fidi?” e dovrebbe capire che è legittimo “non fidarsi” dopo nemmeno tre ore che ci si è conosciuti. È importante poi capire che il sesso occasionale è una scelta sessuale quantitativa, talvolta numericamente quantificabile. Possiamo contare i partner, i like ricevuti sulle dating app, gli orgasmi regalati. E questo è un aspetto da considerare: si coniuga il proprio valore secondo dati quantitativi. E se ne può acquisire consapevolezza, evitando che la propria autostima venga accalappiata dal resoconto mensile dei genitali visti. Infine, tornando all’hump-and-dump come declinazione affettiva, c’è da ricordare che innanzitutto si può essere indisponibili emotivamente e preferire questo a una relazione, è umano e può accadere, e non si è mostri cattivi. Magari è importante specificare che si stia vivendo questo senza illudere, parimeriti è bene fidarsi di chi ci dice che può darci solo questo senza abbindolarsi a una speranza che le cose cambino. Si diventa disponibili emotivamente quando lo si diventa. E se non lo si diventa proprio mai, magari c’è da farsi una chiacchierata con un professionista per capire se sfarfallare gioisamente in giro è un nostro piacere o un nostro rifugio.

Come gestire vicinanza e distanza in una relazione?

Artur Debat

I concetti di vicinanza e distanza non hanno (sempre) a che fare con lo spazio fisico tra i partner nella coppia. Si tratta di spazio emotivo, a volte intimo, a volte temporale. Si potrebbe dire che un’ideale di una relazione funzionale possa essere un connubio tendenzialmente perfetto tra simbiosi tra partner e mantenimento dell’integrità degli individui che la compongono. Soprattutto nelle relazioni adulte, quando non si ci si incontra più come individui in crescita e non ci serve identificarsi con e attraverso l’altro, l’intersezione tra i partner coincide con l’intersezione di due vite abbastanza strutturate. Questo implica la rete sociale, il proprio passato e le sue conseguenze, il lavoro, le ambizioni, le volontà e le particolari trame di ognuno. Posta questa breve definizione di relazione adulta e tendenzialmente sana, il cui indice di realizzabilità e frequenza è probabilmente non molto diffuso, si può visualizzare una relazione come un pendolo semplice in movimento e non come un magnete incollato a una superficie di ferro o a due magneti che si respingono. Io sono individuo, tu sei il mio partner e ci si siede su un movimento che garantisca un’oscillazione ottimale affinché la coppia sia una bellissima espressione della fisica e che l’individuo mantenga se stesso. Si hanno i propri tempi: nell’amministrazione dei conflitti, nell’avvicinamento emotivo, nell’attivazione del desiderio sessuale, nella volontà di incontrarsi. Si hanno degli spazi in cui ci si sente vicini, altri in cui ci si sente asfissiati, altri ancora in cui ci si sente abbandonati. E di dimensioni spazio-temporali di coppia che si possono formulare ce ne sono a bizzeffe.

Fonte : Wired