Paddington in Perù, perché è il film per ragazzi perfetto

Siamo ancora nella parte introduttiva di Paddington in Perù quando entra in scena Antonio Banderas, capitano di una nave sul Rio delle Amazzoni. Arriva con un’imbarcazione d’epoca, il cappello e la tenuta bianca e, soprattutto, con un grammofono da cui esce un’aria d’opera mentre la nave attracca. È Fitzcarraldo, il film di Werner Herzog con Klaus Kinski, citato nel terzo film di una serie per bambini. Un riferimento tutt’altro che noto, un omaggio pensato per veri appassionati. Ma questo è Paddington, un modello di cinema per l’infanzia con un altissimo grado di autoironia, capace di fare una cosa (l’avventura per ragazzi) e prenderla in giro al tempo stesso, in tanti modi diversi e per pubblici diversi, senza mai sminuire la forza avventurosa del racconto. È un film che trasmette il piacere di guardare opere ben fatte, indipendentemente dal pubblico di destinazione.

Questa capacità di fare “cinema per ragazzi” la serie di Paddington la esprime con eccezionale grazia e grande abilità nell’uso dei mezzi cinematografici. Anche al terzo film. Anche con tutto il peso di una saga che dura da dieci anni, tenendo conto dell’età crescente dei suoi attori e della maturazione dei suoi spettatori. Riesce a farlo nonostante un cambio significativo nel team creativo. Paul King, regista e sceneggiatore del primo e del secondo film, non è più alla regia. Al suo posto c’è Douglas Wilson, regista pubblicitario, affiancato da un team di sceneggiatori provenienti dalla serie TV di Paddington. Eppure, la macchina è così solida e lo spirito così centrato da garantire ancora una volta il successo.

Eagle Pictures

Fonte : Wired