Youtube in 20 anni non ha ancora ucciso la tv tradizionale. Ma la sta cambiando radicalmente

La televisione dei Corrado, dei Mike Bongiorno, di Fantastico e Drive In è alle spalle da un pezzo. Altri tempi, altri ritmi. La tecnologia (e YouTube) hanno alimentato il processo di trasformazione: “Il medium è il messaggio” sintetizzava il teorico della comunicazione Marshall McLuhan. Ai primi del millennio il passaggio al digitale terrestre (il cosiddetto switch off) ha aumentato il numero di canali, ampliando l’offerta. Non solo: l’allargamento delle possibilità ha avviato il processo di convergenza, per cui un contenuto è pensato per essere riprodotto su diversi dispositivi. Ma la tv digitale è stata solo l’inizio.

La rivoluzione di YouTube

La seconda rivoluzione è stata YouTube. La piattaforma nata nel 2005 – vent’anni fa – ha rivoluzionato la fruizione dei prodotti audiovisivi. Non ha dubbi Andrea Girolami, responsabile dello sviluppo dei contenuti digitali di Mediaset e autore della newsletter Scrolling infinito: “Per capire l’impatto rivoluzionario di YouTube, che è incalcolabile, vale la pena di ricordare che ci sembra che la piattaforma esista da sempre. Eppure non è così. E dopo due decenni, stanno per arrivare alla presa della Bastiglia”.

Cosa intende, è presto detto. Secondo i dati di Nielsen the gauge, lo schermo delle smart Tv americane è connesso per il 22,4% del tempo a servizi broadcast (la televisione tradizionale), per il 23,8% del tempo a servizi via cavo e per il 43,3% allo streaming. Scomponendo quest’ultimo dato, YouTube si piazza davanti a tutte le piattaforme concorrenti con l’11,1% del tempo totale di visione. Più di Netflix (che si attesta all’8,5%), più di Prime Video (4%), più di Hulu (2,5%) e Disney+ (2,1%). I dati fanno riferimento al mese di dicembre 2024. Vale la pena di riflettere sul fatto che, secondo la stessa analisi, lo streaming nel suo complesso a dicembre 2023 si attestava solo al 35,9% del tempo totale di visione: un balzo in avanti notevole, nel giro di soli dodici mesi.

Andrea Girolami

YouTube è di gran lunga la piattaforma di streaming più usata nelle tv connesse in America, un terzo più di Netflix” riprende Girolami commentando le cifre di Nielsen. Ed è questo il senso della metafora sulla Bastiglia. “Prima ha conquistato gli schermi dei pc – su cui è presente da sempre –, poi quelli dei cellulari, poi il territorio degli short video con il formato verticale. Infine, adesso la piattaforma sta conquistando anche l’oggetto che da sempre sta nel nostro salotto”, la televisione. E non è affare da poco. Perché, secondo Girolami, il focolare elettronico rappresentato dallo schermo resta profondamente radicato nella nostra cultura.

La televisione lineare gode ancora di ottima salute”, riprende. “È ancora molto vista. Un evento come Sanremo è qui a dimostrarlo, e peraltro diventa qualcosa di cui poi si parla anche sulle piattaforme digitali. Tutti noi del mestiere combattiamo la guerra dell’attenzione: ma chi conquista lo schermo della televisione dispone di un’arma molto più potente delle altre, perché posizionata nei salotti delle persone. La tv gode di quello che potremmo chiamare un sistema distributivo molto forte”.

Grandi produzioni

Come sarà, allora, la televisione del futuro? “Non faccio previsioni perché non ho la sfera di cristallo, ma la separazione tra linguaggio digitale e tradizionale si va sempre più consumando” riprende l’esperto. Programmi e podcast si assomigliano già ora, e in futuro i due linguaggi si avvicineranno sempre di più. Quanto alla domanda su chi guarda ancora la tv al giorno d’oggi, bisogna uscire dalla bolla di snobismo: la tecnologia va forte, ma gli show in prima serata fanno tre, quattro, cinque milioni di ascoltatori, e sono cifre grosse. Non si tratta solo di anziani: ci sono anche programmi come Amici che sono capacisismi di raggiungere un target di giovani e giovanissimi”.

Qualche linea di tendenza, però, si può individuare. Nel futuro, conclude Girolami,“i programmi televisivi importanti lo diventeranno sempre più. Penso a Sanremo, a Temptation Island.  Saranno sempre più di successo perché in un mondo frammentato come quello di internet rappresentano delle ancore a cui aggrapparsi. Le produzioni meno costose finiranno per avvicinarsi al mondo di YouTube”. Che, negli anni, è stato capace di abbassare la barriera di ingresso alla creazione di contenuti. “Proprio come i blog hanno fatto con i contenuti testuali. Rispetto al 2005, quando il divario con le grandi produzioni era incomparabile e non esistevano neanche gli smartphone, oggi il gap esiste ancora ma si è molto ridotto: con relativamente pochi soldi si possono acquistare una telecamera digitale potente, microfoni di qualità e un software di montaggio di assoluto livello. E poi c’è una cultura digitale diffusa , che ha consentito ai creator di colmare il divario siderale di una volta. In futuro, il divario tra user generated content e produzioni professionali potrebbe diminuire ancora”. Insomma, è presto per suonare la marcia funebre della vecchia televisione.

Fonte : Wired