Microplastiche in cucina: le 5 principali fonti (e come evitarle)

Secondo l’ultimo rapporto della Commissione Ue “Future Brief”, un adulto ingerisce o inala dalle 39.000 alle 52.000 particelle di microplastiche all’anno. Una quantità pari a 5 gr di plastica a settimana, l’equivalente di una carta di credito. Queste minuscole particelle di plastica entrano nel nostro corpo e si accumulano negli organi causando alterazioni metaboliche, conseguenze sul sistema immunitario e nervoso, tumori ed altri problemi di salute ancora sotto indagine. Particelle sono state ritrovate nel sangue, nei reni, nel midollo osseo, nello sperma, e addirittura nel latte materno e nella placenta. Non fa eccezione il cervello umano, dove è stata rinvenuta una quantità equivalente a un cucchiaino di plastica.

Le microplastiche sono ovunque. Nell’aria che respiriamo, nel cibo che mangiamo, nell’acqua che beviamo, ed anche nelle nostre cucine. Dall’acqua in bottiglia ai contenitori per gli alimenti, dai taglieri ai cubetti del ghiaccio, sono tanti i prodotti che utilizziamo ogni giorno e che nascondo microplastiche che potenzialmente possono finire nel nostro organismo. Insieme al nutrizionista Fabio Mariniello scopriamo quali sono le principali fonti in cucina e come possiamo ridurre l’esposizione.

Dott. Mariniello, dove si nascondono le microplastiche in cucina? 

“Una delle fonti principali è l’acqua nelle bottiglie di plastica. Sebbene in percentuale variabile, le bottiglie rilasciano nell’acqua piccolissime particelle di plastica, specialmente se molto ammaccate o esposte per lungo tempo alle intemperie. Un’indagine realizzata per l’organizzazione giornalistica non profit Orb Media ha trovato microframmenti di plastica nel 93 per cento delle bottiglie d’acqua di 11 importanti marchi, in vari Paesi del mondo. Una precedente indagine aveva trovato tracce di microplastiche anche nell’acqua del rubinetto in diversi Paesi del mondo, sebbene in una concentrazione inferiore. Un’altra fonte di microplastiche in cucina sono gli utensili in plastica. Uno studio dell’American Chemical Society ha dimostrato che l’uso di taglieri in plastica può esporre l’organismo a milioni di microplastiche mettendo a rischio la salute. Questo perchè i coltelli tendono a solcare la superficie e liberare quantitativi variabili di plastica nel cibo. Motivo per il quale consiglio di passare a taglieri di vetro o acciaio”.

E le padelle in teflon?

“Le padelle rivestite in teflon andrebbero sostituite, specialmente se il rivestimento presenta graffi o lesioni. Oltre alle microplastiche, sembra che durante il loro utilizzo vengano liberati composti a base di bromo. Anche qui, il consiglio è di tornare ad usare pirofile di vetro o pirex. Raccomando prudenza anche nella metodica di lavaggio dei contenitori in plastica: temperature troppo alte e saponi troppo aggressivi potrebbero peggiorare il rilascio di microplastiche. Ultimamente è tornato alla ribalta anche il problema delle bustine di tè, che era già emerso lo scorso decennio, restando pressoché inascoltato. Le alte temperature di infusione delle bevande e la sottigliezza delle bustine sembrano essere pericolose per la salute. Ancor più subdolo è scoprire (senza troppe sorprese) che anche le formine per il ghiaccio possono contaminare l’acqua. Il settore alimentare sta pian piano cambiando, per fortuna. Da qualche anno sono ritornate le bottiglie in vetro, (sebbene con prezzo maggiorato), e gli utensili in metallo o vetro stanno sostituendo quelli potenzialmente pericolosi”.

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Cosa sappiamo sui danni che causano le microplastiche all’organismo? 

“Diverse ricerche degli ultimi anni hanno mostrato che le microplastiche si accumulano nel corpo formando piccoli ammassi. Queste formazioni possono ‘contaminare’ le placche di colesterolo, di per sé già pericolose, e aumentare il rischio d’incorrere in ictus. Le plastiche riescono a spostarsi tra diversi distretti corporei, e possono penetrare nel corpo attraverso diverse vie. Non sorprende che anno dopo anno aumentino le prove di danno. Tra gli altri problemi gravi vi è l’interferenza di alcuni prodotti derivativi della plastica sugli assi ormonali, con un grave focus sull’apparato sessuale sia maschile che femminile. Le interferenze rischiano di essere tali da poter indurre anche il cancro”.

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In che modo possiamo limitare l’esposizione e proteggere la salute?

“Sostituiamo tutti gli utensili in plastica con equivalenti in vetro: teglie, pirofile, palette, recipienti per conservazione. Iniziamo a bere nuovamente nei bicchieri di vetro. Utilizziamo cannucce biodegradabili in materiali organici, torniamo a fare il tè a partire dall’infuso e non nelle bustine. Facciamo estrema attenzione alle modalità di cottura e lavaggio degli utensili, qualora vogliate continuare ad usarli in plastica. Il discorso diventa raccapricciante se pensiamo che anche gli spazzolini da denti possono essere un problema. Adesso il consiglio è quello di utilizzarli in setole di bambù. Con l’approvazione del medico curante, monitorare lo stato dei grandi vasi sanguigni, specialmente se sono presenti stenosi o placche di colesterolo”.

Fonte : Today