Giovedì 13 febbraio gli editori di alcune delle testate giornalistiche più note e rispettate al mondo hanno fatto causa negli Stati Uniti alla società di intelligenza artificiale canadese Cohere, accusandola di violazione del diritto d’autore e del loro marchio commerciale. Ad avviare il procedimento, con il sostegno dell’associazione di categoria News/Media Alliance, sono stati tra gli altri Condé Nast (casa editrice di Wired) e le società che controllano The Guardian, Forbes, Politico e Vox.
La causa degli editori contro Cohere
Nello specifico le società sostengono che Cohere abbia utilizzato indebitamente opere protette da copyright per addestrare il suo modello linguistico di grandi dimensioni (il sistema alla base di un’applicazione di intelligenza artificiale) e che i risultati della sua AI riproducano alla lettera interi articoli dei giornali coinvolti o ne mostrino porzioni significative, come riportano News/Media Alliance e il Wall Street Journal. In alcuni casi, le applicazioni della società attribuirebbero addirittura alla testate articoli o passaggi mai pubblicati (si tratta delle cosiddette “allucinazioni”). Gli editori hanno chiesto un risarcimento danni di 150mila dollari per ogni opera utilizzata senza autorizzazione.
“Andremo in tribunale per proteggere i nostri diritti. Man mano che l’AI generativa si diffonde, è essenziale che vengano applicate tutele legali in modo che l’innovazione possa fiorire in modo responsabile. Questo non serve solo a proteggere gli investimenti nel processo creativo e nello sviluppo della proprietà intellettuale, ma anche a sostenere la qualità di quello che gli utenti consumano e la sostenibilità degli stessi prodotti di AI“, ha dichiarato la presidente di News/Media Alliance Danielle Coffey.
“Il New Yorker, Vogue, GQ, Wired, Vanity Fair e i nostri altri brand iconici non possono essere all’altezza dei loro eccezionali standard se permettiamo che i loro contenuti vengano rubati, distorti e fatti circolare illegalmente. Difenderemo con forza i nostri diritti ovunque vengano violati”, ha commentato invece l’amministratore delegato di Condé Nast Roger Lynch, definendo il fenomeno “una minaccia esistenziale al giornalismo”.
Cohere nel frattempo ha negato di aver commesso illeciti. “Diamo da tempo la priorità a controlli che riducano il rischio di violazioni delle proprietà intellettuali che rispettino i diritti dei titolari“, ha detto un portavoce dell’azienda, parlando di una causa “sbagliata e frivola”.
Che cos’è Cohere
Fondata nel 2019 a Toronto e guidata dall’ex Google Aidan Gomez, Cohere è considerato uno dei principali attori nordamericani nel campo dell’intelligenza artificiale generativa, insieme a OpenAI e Anthropic.
Fonte : Wired