Da dove vengono gli austronesiani La guerra dei linguisti tra Pechino e Taipei

Il mondo accademico cinese contesta sempre più aspramente la teoria che colloca a Taiwan le radici di un vasto ceppo di popoli aborigeni che attraversando l’Oceano si sono poi insediati a migliaia di chilometri di distanza. Sullo sfondo la battaglia politica sulle alleanze nel Pacifico.

Milano (AsiaNews/Agenzie) – Un filo rosso che lega tra loro popoli che oggi vivono in Paesi e isole distanti tra loro migliaia di chilometri. Ma che avrebbero un’unica radice, rintracciabile nelle loro lingue, e che li riporterebbe tutti come ceppo originario alle popolazioni indigene che vivono sull’isola di Taiwan. Vengono definiti così gli austronesiani, un folto gruppo di popoli del Sud-est asiatico e di molte isole del Pacifico. Messi insieme diventano circa 400 milioni di persone sparsi su una porzione immensa del pianeta, che spazia dal Madagascar dalla Nuova Zelanda, fino addirittura all’isola di Pasqua, al largo delle coste del Cile. E finora la tesi prevalente nel mondo dei linguisti è sempre stata quella che li lega – appunto – ai 16 gruppi etnici riconosciuti come aborigeni di Taiwan.

In realtà oggi messi insieme sono una piccola minoranza nella stessa isola – 600mila persone, appena il 3% della popolazione – per decenni anche spinta ai margini, come avviene a ogni latitudine con i gruppi tribali. Ma le tensioni politiche ora li stanno portando ora al centro di un nuovo fronte accademico nella battaglia ideologica tra Pechino e Taipei sulla “provincia ribelle”. Si stanno moltiplicando, infatti, gli studi cinesi che mirano a dimostrare l’infondatezza della radice taiwanese degli Austronesiani, sostenendo al contrario che le loro vere origini andrebbero rintracciate sul continente cinese.

Il South China Morning Post ha rilanciato in questi giorni i contenuti di un articolo pubblicato a gennaio a Pechino da un’agenzia affiliata alla Commissione nazionale per gli affari etnici. Firmato dal porf. Ao Peng, dell’Istituto di ricerca sulle famiglie linguistiche austronesiane della Fujian University of Technology, sostiene che l’ipotesi dell’origine a Taiwan sarebbe infondata e che le origini dei popoli austronesiani andrebbero piuttosto ricercate nelle comunità che 8.400 anni fa vivevano lungo la costa sudorientale della Cina continentale, nelle attuali province del Fujian, dello Zhejiang e del Guangdong.

“Negli ultimi anni, le forze pro-indipendentiste di Taiwan hanno cercato di dividere la comunità nazionale cinese promuovendo una retorica separatista, sostenendo che i popoli austronesiani di Taiwan non fanno parte della nazione cinese e non sono stati influenzati dalla civiltà cinese”, sostiene Ao nell’articolo. “Questa narrativa mira a cancellare deliberatamente il fatto innegabile che le persone di entrambe le sponde dello Stretto di Taiwan condividono radici ancestrali comuni”. Nel dettaglio lo studioso si sofferma su antichi elementi austronesiani presenti nelle lingue e nei dialetti ampiamente parlati nella Cina meridionale, come le lingue Zhuang-Dong, note anche come “Tai-Kadai”, e che sarebbero stati trascurati nella teoria che colloca a Taiwan le radici di questi popoli.

Non è difficile intravedere in questa disputa linguistica il versante politico: Pechino si riferisce agli abitanti della terraferma e di Taiwan come parte della “comunità nazionale cinese”. Questo nonostante ancora nel 1624 – quando gli olandesi occuparono la parte meridionale di Taiwan – sull’isola vi fossero solo poche centinaia di cinesi, pescatori provenienti dalla provincia di Fujian; il resto erano, appunto, abitanti delle comunità aborigene dell’isola. Le cose sarebbero cambiate solo nel 1662, quando il condottiero cinese Zheng Chenggong, (Koxinga nelle fonti occidentali), pretendente al trono della dinastia Ming e impegnato nella resistenza contro la conquista mancese della Cina, si impadronì di Fort Zeelandia (Tainan) – il centro della presenza degli olandesi. Venti anni dopo, nel 1683, i Qing avrebbero poi sconfitto il breve regno di Koxinga ed esteso il controllo su Taiwan per piegare l’ultima resistenza dei Ming. Fu allora che Pechino esercitò per la prima volta il controllo sull’isola.

Negli ultimi anni il governo di Taipei ha insistito molto sulla riscoperta della radice taiwanese degli austronesiani, anche per l’importanza che ricoprono oggi le relazioni con le isole del Pacifico. Durante la sua visita dello scorso anno alle Isole Marshall, Tuvalu e Palau il leader taiwanese William Lai Ching-te ha sottolineato l’eredità austronesiana condivisa da Taiwan con le tre nazioni, dicendo di sentire profondamente che “siamo come una famiglia”. Ha espresso sentimenti simili durante il suo transito nel territorio statunitense di Guam. A Taiwan, alcuni osservatori vedono dunque queste ricerche linguistiche come un nuovo fronte degli sforzi della Cina continentale per minare l’influenza dell’isola sulla scena internazionale. In questa contesa ciò che resta comunque sullo sfondo è l’ambizione dei popoli aborigeni di Taiwan a una valorizzazione autentica della propria identità. Al di là di ogni risvolto geopolitico.

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Fonte : Asia