Alla fine i nodi sono venuti al pettine durante la conferenza stampa della terza serata del Festival di Sanremo 2025 del 13 febbraio. Il nuovo sistema di voto voluto da Carlo Conti, in parte diverso da quello dell’ultima edizione di Amadeus, non piace ai giornalisti, che all’Ariston come sempre sono divisi nella Giuria della Sala Stampa e nella Giuria delle Radio. L’accusa verso il direttore artistico è quella di essere stati delegittimati in favore del televoto. Vediamo perché.
Il sistema di voto
I ritocchi in realtà sono minimi, ma essenziali. Nella prima serata ha votato solo la Sala Stampa, su tutti i 29 concorrenti, con una classifica provvisoria di cui sono state comunicate le prime cinque posizioni, non in ordine di preferenza. Nella seconda e nella terza puntata, che sono “gemelle” in quanto si spartiscono i cantanti in gruppi rispettivamente da 15 e 14, il voto spetta al 50% al televoto e al 50% alle Radio. Alla fine di ciascuna sera vengono resi noti solo i cinque più votati dell’una e dell’altra, anche qui senza ordine di preferenza. E, in ogni caso, non viene annunciata né la classifica complessiva (cioè di entrambe le puntate) di televoto e Radio, né la “cumulativa”, che comprende anche quello della Stampa del martedì. La scelta del top secret serve a non influenzare le decisioni di voto di nessuno e a non alterare la gara.
Il venerdì tocca alle cover e ai duetti, dove interviene la prima modifica sostanziale voluta da Conti. In sintesi – ma era già stato così anche in passato – sarà una gara a sé stante che non fa media con la classifica generale. Qui, Sala Stampa e Radio avranno il 33% del voto a testa, per un totale del 66%, mentre al televoto rimane il 34%. A fine serata verrà decretata la migliore cover, in base solo ai voti ricevuti durante la puntata. E il resto del Festival, in ogni caso, non terrà conto di quest’esito, che sfocia in un premio a parte.
Il sabato si comincia con lo svelamento della prima classifica generale, data quindi dalla somma dei voti ottenuti martedì, mercoledì e giovedì, sempre in base a questa misura: Sala Stampa e Radio hanno il 33% a testa, il televoto ha il 34%. Da lì si vota di nuovo, ancora con le stesse proporzioni, fino a decretare i migliori cinque che – in ordine sparso – verranno comunicati al pubblico alla fine delle 29 esibizioni. Poi parte la finalissima: si azzera tutto e bisognerà scegliere il vincitore tra i cinque finalisti, sia per quanto riguarda il televoto e sia per quanto riguarda la Sala Stampa e le Radio, sempre con le proporzioni di 34%, 33% e 33%. La modifica sostanziale, però, è una: se fino all’anno scorso le due giurie dei giornalisti sceglievano direttamente la loro canzone vincente, stavolta devono votarle tutte, stabilendo per ciascuna un punteggio che va da 1 a 10. E qui nascono le polemiche.
Le polemiche
Ciò che i giornalisti rinfacciano a Conti è una perdita, di fatto, del proprio potere, perché con questo sistema il loro voto verrebbe disperso, al contrario del televoto che non ha paletti – gli spettatori hanno a disposizione cinque chiamate, che possono indirizzare tutte verso lo stesso concorrenti. Di fatto, il televoto sembra più incisivo. E a giudicare dal botta e risposta tra il direttore artistico e la stampa durante la conferenza, l’idea dietro questa scelta è di evitare che chi è accreditato nelle due giurie possa accordarsi per dirottare tutte le preferenze della sala su un artista o meno. Il riferimento è alla presunta “cospirazione” – peraltro mai confermata – che nel 2024 avrebbe voluto Angelina Mango favorita dalla stampa a discapito di Geolier, a sua volta affossato dai giornalisti.
Davanti all’ipotesi di un televoto troppo forte, Conti ha prima detto che le due giurie fanno sempre in tempo a votare in massa un solo cantante. Ma questo – come gli è stato fatto notare – implica un accordo tra i vari giornalisti, ovviamente più complesso da prendere rispetto alle scorse edizioni viste le dinamiche “diluite” di quest’anno. Non è che Conti ha messo le mani avanti rispetto a un pericolo del genere? Non è che ha pensato male? “Mi pare che in passato sia successo qualcosa di simile a un accordo generale”, ha risposto, dando adito alle polemiche, prima di scusarsi. Quindi ha puntato sulle cifre in sé: “Il 66% complessivo è comunque tanto. Come si può dire che vale meno del 34% del televoto?”. Il punto però non è sulle percentuali, ma su come si costruiscono quelle percentuali. In più, Fanpage stamattina ha segnalato un video-appello del Pengwin, noto tipster di scommesse sul web, che ieri invitava i suoi seguaci a votare in massa Rocco Hunt per scommettere sul risultato. Il filmato è scomparso dopo poco, anche perché l’azione in sé non è legale. Ma un voto dei giornalisti depotenziato, dice la stampa, lascia anche margine a queste cose.
Fonte : Today