Il maestro giapponese lo ha fatto con un espediente disarmante nella sua semplicità, raccontando la stessa storia con due registri e toni differenti. La prima è esemplare della sua personalità filmica, l’altra è emblematica di quella televisiva. Quella che viene così narrata nella prima metà del film e poi reiterata attraverso la lente della revisione comica è la storia dell’anziano e spartano sicario Nezumi (lo stesso Kitano) il quale, arrestato dalla coppia di poliziotti buono-cattivo Fukuda e Inoue (interpretati da due vecchie conoscenze del regista, Nao Ōmori e Tadanobu Asano, fresco di Golden Globe per Shōgun) accetta di collaborare alla cattura di un boss della yakuza. Kitano ha definito Broken Rage “un film sperimentale come lo sono state le varie forme di pittura, dall’Impressionismo al cubismo”, e di cui non riusciva a immaginare l’esito.
Nel corso di una recente conferenza stampa virtuale a cui abbiamo abbiamo partecipato, ha osservato: “Quando si parla di pittura, si parla di migliaia di anni di storia, ma quando si guarda al cinema, forse la sua storia dura circa cento anni o poco più. Se si parla di pittura, si parla di Cubismo, Impressionismo, molti stili diversi. Se si fa il paragone con il cinema, non c’è ancora stato il tempo per attraversare così tante correnti. Se penso al Cubismo e all’Impressionismo in un analogo cinematografico, non credo di averli trovati nel mio film, ma credo che i film debbano evolversi man mano che andiamo avanti nel futuro. E in futuro credo che il cinema si possa anche suddividere in singoli schermi”. Ha poi aggiunto: “Con Broken Rage mi sono cimentato nel formato dei film per lo streaming e ho scoperto che in quell’ambiente un film può anche essere corto, così Broken Rage dura molto meno di quanto avevo preventivato”.
Fonte : Wired