Bianca Balti a Sanremo 2025 e la fatica di dribblare la retorica della malattia

Siamo costretti ad attraversare questo viaggio nelle profondità orribili del dolore, della paura di morire, di non farcela, di non essere abbastanza ma, credo, la consapevolezza che non siamo solo questo, che non può definirci, che abbiamo un altro passaporto, quello più bello, con tutti i timbri dei viaggi migliori della nostra vita, che proteggiamo con cura nella bustina di plastica trasparente, ci ricorda chi siamo ed è così che la malattia diventa un pezzetto, più o meno transitorio, che non è in grado di definirci in maniera totalizzante.

Sono felice che Bianca Balti sia salita su quel palco

Con i suoi luminosi occhi azzurri, la sua simpatia, il suo talento e il passaporto quello “buono”, quella della supermodella che il mondo ci invidia, della prima italiana ad aver sfilato per Victoria’s Secret e, solo il mio diario sa quanto, in maniera totalmente improbabile, dall’alto del mio metro e 64, questo sia uno dei miei più grandi sogni reconditi.

Bianca non ci deve niente, a nessuno di noi: sani o malati. Odio come, per alcuni che guardando da fuori, la malattia infantilizzi chi la vive. Capita che siamo più fragili, ma perché abbiamo meno globuli bianchi, non disimparato ad allacciarci le scarpe. Sembra che diventiamo piccoli, piccoli e un po’ di tutti. Tutti vogliono un pezzo. In una sorta di beatificazione prematura. Non per essere sempre quella che puntualizza, ma non tumulateci prima del tempo.

Apparteniamo solo a noi stessi, alle nostre identità, alle nostre personalità e manco alla malattia.

Poi, succede, come nel suo caso, che anche solo esistendo, essendo sé stessa, si lascia nel mondo dei semi che crescono nel cuore delle altre persone. Quando mi è stato detto che mi sarei dovuta sottoporre al test generico per vagliare la mutazione BRCA1 e BRCA2 e che in quel caso avrei dovuto procedere con una doppia mastectomia, io non ho avuto esitazione alcuna e con mio padre al mio fianco ho sussurrato al genetista: Ah, come Bianca Balti e in quel momento mi sono sentita meno sola, sfigata, sbagliata.

Quindi grazie, Bianca, per i look iconici e inarrivabili, per quel trucco da capogiro che proveremo a copiare nei mesi a venire, per la classe e l’eleganza, per tutte le volte che nelle quasi quattro ore di serata, ci hai fatto sorridere perché sei così vera e sincera, per la tua ironia e, da ultimo, per aver dribblato come una capocannoniera di serie A tutte le volte che Carlo Conti ha provato a intavolare l’argomentone: il cancro.

Fonte : Wired