Il cantautore britannico è nato a Chobham, poco distante da Londra, il 13 febbraio del 1950. Fondatore dei Genesis, nel 1975 è uscito dal gruppo e ha intrapreso una carriera da solista che si è rivelata altrettanto di successo. Cantante e polistrumentista, ha venduto milioni di dischi e vinto diversi premi e riconoscimenti. Da solista ha pubblicato dieci album in studio: per festeggiarlo, ecco alcuni dei suoi pezzi più conosciuti
Poeta, innovatore e sperimentatore di nuovi linguaggi musicali: oggi, 13 febbraio 2025, compie 75 anni Peter Gabriel. Il cantautore britannico è nato a Chobham, poco distante da Londra, nel 1950. Fondatore dei Genesis, la band progressive rock entrata nella leggenda, nel 1975 ha deciso di uscire dal gruppo e dedicarsi a una carriera da solista che si è rivelata altrettanto di successo. Cantante e polistrumentista, nei suoi progetti ha integrato rock, elettronica e musica tradizionale, promuovendo la world music. Con milioni di dischi venduti e diversi premi e riconoscimenti vinti (anche per i videoclip dei suoi brani, sempre innovativi), da solista ha pubblicato dieci album in studio e ha scritto canzoni per film e videogiochi. Per celebrare il suo compleanno, ecco alcuni dei suoi pezzi più famosi da solista.
Solsbury Hill
Solsbury Hill è il primo singolo da solista di Peter Gabriel dopo la separazione dai Genesis. È contenuto nell’album in studio Peter Gabriel I: Car, pubblicato nel 1977, con cui l’artista ha dato il via alla sua nuova carriera. Il brano racconta un’esperienza spirituale vissuta da Gabriel sulla collina di Solsbury, nel Somerset, in Inghilterra. Sulla canzone, che allude anche ai motivi per cui ha lasciato la band, il cantautore britannico ha spiegato: “Si tratta di essere pronti a perdere quello che hai per quello che potresti ottenere. Si tratta di lasciare andare”. Il brano è stato usato in diversi film, come nel trailer di Alla ricerca di Dory (Finding Dory) o in una scena di Vanilla Sky. “Hey, I said, you can keep my things/they’ve come to take me home/Come back home”, è la fine della canzone.
Here Comes the Flood
Nello stesso album c’è un’altra canzone celebre di Peter Gabriel: Here Comes the Flood, che chiude il disco. La ballata, ha spiegato l’artista, è stata scritta in una sera d’estate poco dopo il suo addio ai Genesis. “Lord, here comes the flood/We’ll say goodbye to flesh and blood/If again the seas are silent in any still alive/It’ll be those who gave their island to survive”, canta Gabriel.
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Biko
Altro brano celebre di Peter Gabriel è Biko: chiude il terzo album da solista dell’artista, intitolato Peter Gabriel III: Melt e uscito nel 1980 (dopo Peter Gabriel: Scratch del 1978). La canzone dura poco più di sette minuti ed è un omaggio a Stephen Biko, attivista sudafricano che ha lottato contro l’Apartheid: dopo essere stato arrestato dalla polizia sudafricana e torturato, è morto il 12 settembre 1977 mentre era in custodia in una prigione di Pretoria. “You can blow out a candle/But you can’t blow out a fire/Once the flames begin to catch/The wind will blow it higher/Oh Biko, Biko, because Biko/Yihla Moja, Yihla Moja/The man is dead/And the eyes of the world are/watching now”, canta Gabriel nel brano diventato un inno contro l’Apartheid.
Games Without Frontiers
Fa parte di Peter Gabriel III: Melt anche Games Without Frontiers, canzone contro la guerra che ha avuto un grosso successo. Partendo dal noto programma televisivo Giochi senza frontiere (Jeux sans frontières), trasmesso in diversi Paesi, il cantautore – con i cori di Kate Bush – parla di crudeli giochi di potere e conflitti senza fine, riferendosi alla diplomazia internazionale come a un’attività per bambini che non tiene in considerazione le persone coinvolte. “It’s a knockout/If looks could kill, they probably will/In games without frontiers, war without tears”, canta Gabriel.
Shock the Monkey
Tra i brani di Peter Gabriel diventati hit c’è Shock the Monkey, singolo estratto dal quarto album della carriera solista del cantante, intitolato Peter Gabriel IV: Security e uscito nel 1982. A decretare il successo della canzone è anche il videoclip innovativo per l’epoca, diretto da Brian Grant. Il musicista inglese ha cantato Shock the Monkey anche al Festival di Sanremo del 1983, dove ha partecipato come ospite internazionale. Gabriel ha raccontato che il brano è una canzone d’amore che descrive come la gelosia possa scatenare gli istinti più primordiali e le ansie di una persona: la scimmia, quindi, rappresenta la gelosia. “Shock the monkey to life”, è l’inizio e la fine del testo.
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Sledgehammer e Red Rain
Il disco da solista di Peter Gabriel che ha avuto più successo e che gli ha regalato più popolarità è il quinto, intitolato So e uscito nel 1986. Dall’album vengono estratti diversi singoli diventati celebri, che fanno conoscere il cantautore anche a un nuovo pubblico più giovane. Come Sledgehammer, trainato da un videoclip pluripremiato: un brano più leggero e scanzonato, con scherzose allusioni sessuali. “I wanna be your sledgehammer/Why don’t you call my name?/Oh, let me be your sledgehammer/This will be my testimony”, canta Gabriel. Il brano che apre l’album So è invece Red Rain, in cui Peter Gabriel è accompagnato dalla batteria dell’ex-Police Stewart Copeland. La canozone inizia così: “Red rain is coming down/Red rain/Red rain is pouring down/Pouring down all over me”.
Mercy Street e In Your Eyes
Altro brano celebre di So è Mercy Street, dedicato alla scrittrice e poetessa americana Anne Sexton e ispirato in particolare alla sua poesia 45 Mercy Street. “Dreaming of Mercy Street/Wear your inside out/Dreaming of mercy/In your daddy’s arms again/Dreaming of Mercy Street/I swear they moved that sign/Dreaming of mercy/In your daddy’s arms”, canta Gabriel. Nell’album c’è anche In Your Eyes, definita da alcuni come la miglior canzone d’amore di Gabriel. Presente anche nel film Non per soldi… ma per amore (Say Anything…), nella parte finale vede la collaborazione del musicista senegalese Youssou N’Dour. La canzone inizia così: “I get so lost, sometimes/Days pass and this emptiness fills my heart/When I want to run away/I drive off in my car/But whichever way I go/I come back to the place you are”.
Don’t Give Up
All’interno di So c’è anche un’altra ballata famosissima, in cui Peter Gabriel canta con Kate Bush: Don’t Give Up. Il brano racconta il dialogo tra un uomo disperato, che si sente isolato e sconfitto dal sistema economico, e la sua compagna che cerca di infondergli fiducia e speranza. L’artista ha spiegato di essersi ispirato ad alcune fotografie di Dorothea Lange, scattate durante la Grande Depressione degli anni ’30, che ritraggono famiglie americane afflitte dalla povertà: Gabriel ha detto di aver visto un parallelo tra quel momento storico e la situazione economica dell’Inghilterra sotto il governo di Margaret Thatcher. “Don’t give up/You still have us/Don’t give up/We don’t need much of anything/Don’t give up/’Cause somewhere there’s a place/Where we belong”, è il ritornello cantato da Bush.
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Digging in the Dirt e Come Talk To Me
Il sesto album in studio di Peter Gabriel è Us, pubblicato nel 1992. Il primo singolo estratto è Digging in the Dirt, in cui il musicista parla dei problemi della sua vita personale: dalla fine della relazione con Rosanna Arquette al desiderio di riprendere i rapporti con la sua prima figlia. “This time you’ve gone too far/I told you, I told you, I told you, I told you”, ripete la canzone. La sofferenza causata dalla lontananza della figlia torna anche in Come Talk To Me, che apre l’album ed è cantata in duetto con Sinead O’Connor. “Oh please talk to me/Won’t you please talk to me/We can unlock this misery/Come on, come talk to me”, è un passaggio della canzone.
Lovetown e Sky Blue
Tra i singoli più famosi di Peter Gabriel c’è anche Lovetown, del 1994, inserito nella colonna sonora del film Philadelphia di Jonathan Demme: una canzone che parla delle relazioni umane, di quanto siano incerte e difficili. Nel 2002 esce Up, settimo album in studio di Peter Gabriel. La terza traccia è Sky Blues, a cui l’artista ha detto di aver lavorato per anni. “Lost my time lost my place in/Sky blue/Those two blue eyes light your face in/Sky blue/I know how to fly, I know how to drown in/Sky blue”, è l’inizio del pezzo.
Gli album più recenti
In totale gli album in studio di Peter Gabriel, per ora, sono dieci. L’ottavo è Scratch My Back, uscito nel 2010: è composto da dodici cover di diversi artisti, da Heroes di David Bowie a Street Spirit (Fade Out) dei Radiohead, interpretate da Gabriel accompagnato da un’orchestra. L’anno dopo esce New Blood, nono album in studio di Gabriel, in cui i brani più famosi della carriera dell’artista vengono riarrangiati con l’orchestra. Il decimo, e per ora ultimo, album in studio di Gabriel è I/O, uscito nel 2023: è il primo che contiene solo tracce originali dai tempi di Up del 2002. I brani affrontano il tema della vita e dell’universo, la nostra connessione con il mondo, ma parlano anche di temi come il passare del tempo, la mortalità, il dolore e l’ingiustizia. “I’m just a part of everything”, canta Gabriel nella title track.
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Fonte : Sky Tg24