La destra scappa sul fine vita nel Lazio, Marotta (AVS): “Hanno lasciato l’aula, fatto grave e inedito”

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La maggioranza nel Lazio abbandona l’aula per evitare il dibattito sulla legge sul fine vita. Marotta (AVS) a Fanpage.it: “Atto grave, continueremo la battaglia”.

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La Regione Toscana ha approvato una legge sul suicidio medicalmente assistito, la prima in Italia. Si tratta di una norma  che fissa tempi e procedure per garantire ai malati terminali l’accesso a questo diritto, nel solco delle sentenze della Corte Costituzionale. Nel Lazio, invece, il dibattito è stato bloccato sul nascere: la maggioranza di centrodestra ha abbandonato l’aula, impedendo ogni discussione sulla proposta di legge “Liberi Subito” promossa da Associazione Luca Coscioni e presentata lo scorso anno da Claudio Marotta, consigliere di Alleanza Verdi e Sinistra, e Marietta Tidei, Italia Viva. La proposta è sostenuta anche da Pd e Movimento 5 Stelle. Fanpage.it ha intervistato Marotta per capire cosa è successo in aula e quali saranno i prossimi passi.

Ieri in Consiglio Regionale del Lazio avete chiesto di discutere la vostra proposta di legge sul fine vita. Cosa è successo?

Prima che iniziasse la discussione sugli atti da approvare, ho chiesto la parola sottolineando che oggi è una giornata importante per il Paese: la Regione Toscana ha fatto un passo avanti nel garantire un diritto che la sentenza 242 del 2019 della Consulta ha già sancito nel nostro ordinamento. Insieme a Marietta Tidei e ad altri consiglieri di PD e 5 Stelle, nel novembre del 2023 abbiamo depositato la proposta di legge Liberi Subito, promossa dall’Associazione Coscioni. Da oltre un anno questa proposta è ferma. Abbiamo portato avanti una campagna intensa, con interrogazioni e una conferenza stampa con Marco Cappato, soprattutto dopo il drammatico caso di Sibilla Barbieri, costretta ad andare in Svizzera per il suicidio assistito. La giunta ci ha risposto che questa non è materia di competenza regionale, ma ciò è falso: la legge della Toscana e i pareri delle Regioni Veneto, Piemonte e Umbria lo dimostrano.

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Perché ritenete che questa proposta di legge sia legittima a livello regionale?

Le proposte di legge regionali devono rispondere a due criteri di ammissibilità: essere compatibili con lo statuto regionale e non entrare in conflitto con le competenze dello Stato, secondo l’articolo 117 della Costituzione. La nostra proposta non sancisce nuovi diritti, ma definisce tempi e modalità di accesso al suicidio assistito per chi rientra nei quattro criteri stabiliti dalla Consulta: autodeterminazione, malattia irreversibile, sofferenze psicofisiche insopportabili e mantenimento in vita tramite macchinari. Non si amplia la platea dei beneficiari, si stabilisce solo come le ASL debbano rispondere alle richieste. Questo non solo non confligge con la legge nazionale, ma aiuta a organizzare la sanità locale.

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Qual è stata la reazione della maggioranza?

Ho chiesto che la nostra proposta di legge venisse discussa e abbiamo esposto cartelloni in aula. A quel punto, per la prima volta nella storia del Consiglio Regionale, la maggioranza ha abbandonato l’aula. Il Consiglio è stato sospeso e rinviato a data da destinarsi. Questo è un fatto grave e inedito: consiglieri di lungo corso mi confermano che non era mai successo prima. Probabilmente sono spaventati dal tema e, a mio giudizio, si tratta di una fuga dovuta all’assenza di idee. Non possiamo far finta che nei nostri ospedali non si aiuti già, nel silenzio, chi chiede una morte dignitosa. In uno Stato di diritto, però, serve una normativa chiara, come ha chiesto la Corte Costituzionale.

Quali saranno i prossimi passi?

Continueremo a chiedere che la nostra proposta venga discussa. Questa vicenda divide e unisce in modo trasversale le forze politiche. Io e Tidei abbiamo presentato la proposta, ma nel tempo si sono aggiunti consiglieri del PD e del Movimento 5 Stelle. La destra sostiene che la legge non sia discussa per motivi tecnico-giuridici, ma è una scusa: lo dimostrano le leggi in Toscana, Piemonte, Abruzzo e Veneto. Il governo potrebbe impugnare la legge toscana, vedremo, ma intanto la nostra proposta è bloccata da 450 giorni, un tempo infinito per chi è malato terminale. Quattro giorni sono troppi per queste persone, figuriamoci 450.

Pensa che questa reazione della maggioranza sia parte di un problema più ampio nella Regione Lazio?

Sì, questa maggioranza è ostaggio delle sue componenti e in questo caso, probabilmente, di quelle più estremiste. Su alcuni temi segue una forza politica, su altri un’altra. Sul fine vita, probabilmente, subisce la pressione di frange pro vita e lobby oscurantiste. Invece di affrontare il dibattito, scappano. Se fossero contrari, dovrebbero avere il coraggio di legiferare per vietare il suicidio assistito. Ma fuggire dall’aula significa voltare le spalle ai malati terminali, alle loro famiglie e al personale sanitario che avrebbe bisogno di regole chiare per operare.

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Fonte : Fanpage