Mettiamo da parte la fastidiosissima maniera con cui Netfix, per lucrare sugli abbonamenti e su un periodo di “magra” in quanto a proposte, ha deciso di suddividere la sesta stagione di Cobra Kai. Quella finale, la più attesa.
D’altronde, nel nostro commento alla seconda parte, avevamo già toccato la questione su cui era impossibile sorvolare.
Adesso non è il momento di fare polemica sulle strategie distributive e commerciali di una multinazionale che pensa, chiaramente, al fatturato. È semmai l’ora in cui tirare le somme di una splendida esperienza cominciata nel 2018 grazie alla geniale intuizione di Hayden Schlossberg e Jon Hurwitz di prendere quella che, forse, è stata la più underdog fra le saghe cinematografiche di successo degli anni ottanta. Riportando alla luce l’amore che chi è stato bambino o ragazzino in quegli anni ha nutrito per quei film e catturando tutto un nuovo pubblico. Magari figlio di chi, 40 anni fa, andava al cinema con la mamma o il papà a vedere le avventure di Daniel LaRusso.
Ma prima, facciamo l’inevitabile “riepilogo della situazione”.
Cobra Kai 6 – parte 3: la trama
La parte due di Cobra Kai 6 si era chiusa in tragedia.
Quello che sembrava il posto in cui “eroi e villain” avrebbero chiuso per sempre i loro conti, il torneo Sekai Taikai, si era improvvisamente trasformato in una manifestazione destinata a essere ricordata, più che per il trionfo dello sport e delle arti marziali, per la morte di Kwon. Il capitano dei Cobra Kai era caduto accidentalmente sopra l’eunjangdo di John Kreese mentre, nel corso della rissa collettiva che si era generata, stava cercando di usarlo contro il capitano maschile degli Iron Dragons Axel Kovačević.
Ora tutti devono fare i conti con quello che è accaduto, con il senso di colpa, con il fallimento come sensei, con l’aver visto andare in fumo la possibilità di mettersi in luce con la gara e riuscire ad accedere al college. O con altre questioni personali che, come è giusto che sia, non possiamo spoilerare. Ma neanche l’avremmo fatto potendo fare.
È però palese che per tutte le persone coinvolte nella cosa, sensei, allievi, allieve, la questione sia rimasta in sospeso anche se, apparentemente, c’è poco da fare. Il Sekai Taikai è una pratica ormai archiviata.
Ma visto che ci sono altre cinque puntate di Cobra Kai 6 da vedere è chiaro a tutti che, in realtà, non è così. Una maniera per far ripartire il Sekai Taikai, addirittura nella valley, c’è. E la sfida finale fra i dojo è pronta a ripartire.
Una lezione sul come rilanciare una saga
Sappiamo bene che a quella macchina nota come Hollywood piace molto giocare sul sicuro impiegando più e più volte marchi ben conosciuti al grande pubblico. Non a caso termini come “reboot” o “legacyquel” sono ormai di uso comune.
Ora che Cobra Kai è giunto a conclusione, sorvolando sull’assunto alla base dell’intera serie che tratta delle beghe fra dei dojo di karate di Los Angeles come se fossero questioni di sicurezza nazionale, il ragionamento che avevamo fatto qualche settimana fa trova ulteriore ragion d’essere. La serie ha perfettamente ripreso le fila di un’epopea che, togliendo il quarto capitolo, quello con Hilary Swank del 1994, era rimasta a quanto visto nelle sale nel “remoto” 1989 con Karate Kid III – La sfida finale. Pareva un discorso chiuso per sempre e, non a caso, il film del 2010 The Karate Kid – La leggenda continua, interpretato da Jackie Chan e Jaden Smith e concepito come remake/reinterpretazione del primo capitolo del franchise, nonostante l’ottimo riscontro di pubblico, non ha mai avuto un prosieguo ed è rimasto una cosa a sé. Fino a che Cobra kai non ha avuto il riscontro che ha avuto. Adesso anche il lungometraggio con Chan è diventato canonico e c’è di più: a fine maggio sia la star hongkoghese che Ralph Macchio compariranno insieme nel nuovo film Karate Kid Legends.
Ma non divaghiamo.
Di Cobra Kai abbiamo lodato l’intelligenza dell’essere riuscito a risvegliare un fuoco che pareva spento ma che invece, sotto alla cenere, aspettava solo di essere ravvivato. E c’è di più.
La lezione che Cobra Kai può insegnare a chi, di professione, si occupa di creare storie per il cinema o la Tv va oltre l’astuzia di saper inserire quel dato rimando o quel dato cameo di un personaggio in quello specifico momento particolarmente incisivo.
È una lezione che ha a che vedere con l’essere riusciti a sviluppare in maniera profonda e coerente, seppur in una serie con un presupposto del tutto assurdo come abbiamo già detto, un tema il cui seme era già stato piantato col film del 1984: quello della paternità. Tanto putativa, quanto biologica. Abbiamo conosciuto Daniel LaRusso e Johnny Lawrence quando erano solo dei ragazzini che, nei loro sensei, Miyagi e Kreese, vedevano dei padri, più che degli allenatori. Delle bussole tramite le quali orientare la loro persona.
Cobra Kai ce li fa ritrovare alle prese con le conseguenze di questa situazione in un momento in cui sono diventati sia padri biologici, che putativi, di altri ragazzi e ragazze che si ritrovano in una dimensione analoga a quella vissuta da loro quarantanni fa. Senza che, peraltro, il tempo abbia contribuito più di tanto a sanare tutte le questioni irrisolte con quelli che sono stati i loro vecchi sensei. Per questo, sia come padri che come sensei, in sei stagioni di Cobra Kai commettono, in buonissima fede sia chiaro, un errore dietro l’altro perché devono portare a termine un processo di crescita le cui radici affondano nel tempo. Solo ed esclusivamente quanto tutti i proverbiali nodi giunti al pettine saranno sciolti potranno dire di essere davvero… diventati grandi.
Diventare genitore non è semplice già normalmente. Diventarlo senza aver chiuso tutta quella serie di questioni che ancora tormentano Johnny Lawrence e Daniel LaRusso non fa che complicare la cosa.
È il lavoro su questo concetto fondamentale e affascinante che rende Cobra Kai più di una semplice soap opera con gente che si picchia, ma la perfetta chiusura di un ciclo inaugurato ben quarantuno anni fa con un film che si merita ogni singola lettera di quelle che compongono l’epiteto “leggendario”..
Voto: 8.5
Fonte : Today