“L’IA è una partita che l’Europa in questo momento non può vincere”

L’AI Action Summit? “Un evento teatrale”. E l’AI Act? “Una stupidaggine”.

Per Alec Ross, ex consigliere per l’innovazione di Obama e oggi professore alla Bologna Business School, l’Europa non sta toccando palla nella partita più importante: quella dell’intelligenza artificiale.

“Negli ultimi cinque anni – dice – ci sono state solo due squadre in campo: una americana e l’altra cinese. Invece di giocare, gli europei hanno scelto di fare gli arbitri: fischiano falli e mostrano cartellini rossi. Ma l’arbitro non vince mai il trofeo e non conta granché. In questo momento, onestamente, l’Europa non è totalmente irrilevante, ma quasi irrilevante”.

Come finisce questa partita?

“Male per l’Ue: rischia di essere colonizzata da Cina e Usa”.

Eppure Ursula von der Leyen ha annunciato 200 miliardi di euro per gli investimenti in IA.

“Bisogna fare attenzione alle parole che ha usato. Si tratta di un’iniziativa volta a mobilitare 20 miliardi di euro. Significa che quei soldi, in realtà, domani mattina non ci sono davvero”.

E Macron, allora? Dice che spenderà 100 miliardi in Francia.

“Il suo progetto merita attenzione, ma tenete conto che questa cifra non basta per vincere uno Scudetto. È appena sufficiente per entrare in Serie A”.

Per Sam Altman, il CEO di OpenAI, in Europa tutti dovrebbero seguire il modello francese.

“Non sono d’accordo. Macron punta a costruire “modelli fondazionali” [un tipo di IA addestrata su enormi quantità di dati, capace di svolgere una vasta gamma di compiti, ndr] mentre l’Italia, per esempio, dovrebbe impegnarsi ad applicare questa tecnologia in settori come l’agricoltura, la moda e l’industria manifatturiera”.

Invece di affannarsi a sviluppare una IA sovranista, insomma, il nostro Paese dovrebbe usare al meglio i modelli sviluppati da altri.

“Ben vengano le IA europee e italiane, ma se non si hanno a disposizione 100 miliardi allora è meglio imparare a usare questa tecnologia dove può fare la differenza”.

Esempi concreti?

“Io faccio parte del CdA di un’azienda italiana che produce tappi in alluminio. Grazie agli investimenti in IA per la manutenzione predittiva, la gestione delle linee di produzione da remoto e la gestione degli scarti, ora produciamo 40mila pezzi all’anno e abbiamo comprato un’impresa negli Stati Uniti e una in Canada”.

Mentre l’Europa resta a guardare, Altman e Musk si contendono il futuro dell’IA.

“Non è solo Elon contro Sam. Ci sono anche Google, Anthropic, i cinesi. Ma quei due la vivono così, con un atteggiamento un po’ infantile. In questo momento, comunque, ChatGpt è più avanti rispetto a Grok [l’intelligenza artificiale di Musk, ndr]. Per questo il CEO di Tesla è agitato”.

Cos’è che li accomuna, oltre all’IA?

“Sono entrambi intelligenti, ma non sempre saggi”.

A Parigi è intervenuto anche il vicepresidente americano JD Vance.

“E si è fatto una risata”.

Non ha preso il summit di Macron sul serio?

“Credo lo abbia trovato patetico: molta politica e poca sostanza”.

Vance ha detto che troppe regole possono uccidere l’IA.

“Le norme efficaci non nascono da avvocati o parlamentari privi di conoscenze tecnologiche. L’AI Act va cancellato: non protegge nulla e crea solo burocrazia”.

Fonte : Repubblica