Musk vuole OpenAI ma Sam Altman non ha preso sul serio l’offerta

È ora che OpenAI torni a essere la forza open source e orientata alla sicurezza che era un tempo **– ha affermato Musk in una dichiarazione inviata a Wired US tramite il suo avvocato Marc Toberoff –. Ci assicureremo che ciò accada“.

La struttura di OpenAI e il precedente di Twitter

In passato Musk ha fatto causa a OpenAI diverse volte, accusandola tra le altre cose di essere contravvenuta alla sua missione originaria diventando in parte una società a scopo di lucro. Oltre che in tribunale, l’azienda ha reagito pubblicando una serie di email da cui emergerebbe che Musk in realtà sapeva che OpenAI avrebbe dovuto diventare una società a scopo di lucro per perseguire l’intelligenza artificiale generale, e che anzi l’imprenditore avrebbe cercato di fonderla con Tesla.

L’ultimo capitolo della contesa tra Musk e Altman mette sotto i riflettori il presidente del consiglio di amministrazione di OpenAI, Bret Taylor, che è stato anche a capo del cda di Twitter durante l’acquisizione nel 2022. L’operazione con cui l’imprenditore ha rilevato il social network nel 2022 è stata però più lineare rispetto all’eventuale acquisto di OpenAI. Dal momento che Twitter era una società quotata, il suo cda aveva il dovere esplicito di massimizzare i profitti. E quando a un certo punto Musk ha cercato di tirarsi indietro, i suoi consulenti alla fine l’hanno convinto che non sarebbe stato possibile. Taylor non ha risposto a una richiesta di commento di Wired.

La struttura di OpenAI è più complessa. Anche se oggi l’azienda è una non profit con un ramo a scopo di lucro, quest’ultimo è in procinto di essere convertito in una cosiddetta benefit corportation, una transizione che obbligherà OpenAI a indicare un prezzo per i suoi beni. Al momento la startup è valutata 157 miliardi di dollari ma è in trattative con SoftBank per un investimento di 40 miliardi di dollari, che ne porterebbe la valutazione a 300 miliardi di dollari.

Pur non avendo l’obbligo di massimizzare i profitti per gli investitori, il cda della società non profit ha comunque il dovere di negoziare una valutazione ragionevole per perseguire i suoi obiettivi. “L’offerta di Elon stabilisce una soglia minima per il valore di questi asset – afferma Samuel D. Brunson, professore di giurisprudenza alla Loyola University di Chicago specializzato in organizzazioni non profit –. Come minimo, rende molto più complicato per OpenAI scorporare le attività in una società a scopo di lucro controllata da Sam Altman“.

Lo scetticismo sui piani di Musk

Secondo il docente, uno dei fattori che verranno valutati dal consiglio di amministrazione di OpenAI è la probabilità che Musk porti effettivamente avanti l’offerta. “Sulla base della sua acquisizione di Twitter, quando hanno dovuto costringerlo a trovare il denaro che aveva offerto, potrebbe esserci scetticismo sul fatto che farà ciò che dice“, spiega Brunson.

Le fonti consultate da Wired riportano che lo stesso Altman ha espresso i suoi dubbi sulle reali intenzioni di Musk, sottolineando la nota tendenza a un protagonismo eccessivo da parte del miliardario.

In un’intervista a Bloomberg dell’11 febbraio, Altman ha ribadito le sue opinioni. “Elon sta provando a fare qualunque cosa da parecchio tempo – ha detto –. Penso che probabilmente stia solo cercando di rallentarci“.

Su X, l’ad di OpenAI è stato ancora più netto. “No, grazie, ma se vuoi compriamo Twitter per 9,74 miliardi di dollari“, ha scritto. Musk ha risposto con una sola parola: “Truffatore“.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.

Fonte : Wired