“Sinner coinvolto in una guerra tra ITIA e WADA”, posizione forte della PTPA fondata da Djokovic

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Ahmad Nassar, ovvero il direttore esecutivo della Professional Tennis Players Association (PTPA) non ha usato giri di parole per provare a spiegare la posizione sua e dell’associazione che rappresenta sul caso Sinner, definito “ingiusto”

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Jannik Sinner sarà squalificato o no? Questa la domanda che tifosi, appassionati e addetti ai lavori si pongono e si porranno, almeno fino al 16-17 aprile, data dell’udienza del ricorso della WADA, agenzia mondiale anti-doping al TAS. Mentre il numero uno al mondo gioca e vince, arrivano pareri più o meno importanti sulla vicenda. Rientra nella seconda categoria quello di Ahmad Nassar, ovvero il direttore esecutivo della Professional Tennis Players Association (PTPA) che non ha usato giri di parole per provare a spiegare la posizione sua e dell’associazione che rappresenta sul caso Sinner.

La posizione della PTPA sul caso Sinner, parole forti di Ahmad Nassar

Stuzzicato sui social da alcuni utenti che hanno chiesto chiarimenti a più riprese sul suo punto di vista sulla vicenda, Nassar non si è tirato indietro parlando di ingiustizia e di come Jannik Sinner si ritrovi sostanzialmente al centro di una battaglia politico-legale tra l’ITIA e la WADA. Se L’International Tennis Integrity Agency affidandosi al verdetto del tribunale indipendente ha completamente scagionato l’azzurro, senza alcuna colpa o negligenza per le due violazioni delle norme antidoping nell’ambito del programma antidoping, la WADA ha voluto vederci chiaro rivolgendosi al TAS di Losanna.

Sotto la lente d’ingrandimento c’è il comportamento tenuto dall’atleta e dal suo tema, ovvero “nella fattispecie della “assenza di colpa o negligenza” – che esclude l’applicazione di un periodo di squalifica (art. 11.5) – o nella diversa fattispecie di “assenza di colpa o negligenza significativa”, la quale prevede invece un periodo di squalifica variamente modulato a seconda del grado di colpa dell’atleta o di altra persona (art. 11.6).

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Le parole del direttore esecutivo della PTPA su Sinner

Come si pone dunque la PTPA sulla questione? Questa organizzazione nata come “prima associazione dei giocatori di tennis dal 1972”, è stata fondata nel 2019 da Djokovic e Pospisil e nasce dalla volontà di cercare maggiori attenzioni più sui tennisti rispetto all’ATP che segue oltre ai giocatori anche i tornei. La volontà iniziale della PTPA non era quella di “sostituire” l’Association of Tennis Professionals ma “fornire ai giocatori una struttura di autogoverno indipendente dall’ATP e che risponda direttamente alle esigenze e alle preoccupazioni dei giocatori-membri”

Ahmad Nassar in 10 punti non ha certo usato mezzi termini per definire quello che sta succedendo a Sinner:

Quindi, quando dico che l’intero sistema antidoping è ingiusto, ecco cosa intendo. Attenzione: l’elenco è lungo

  1. Il sistema antidoping dovrebbe preoccuparsi di catturare i dopati. I dopati sono coloro che cercano di migliorare le proprie prestazioni ricorrendo a sostanze illegali.
  2. I giocatori hanno più a cuore di chiunque altro catturare i dopati. I giocatori vogliono e hanno bisogno di uno sport pulito e devono essere certi che i loro avversari giochino secondo le loro stesse regole.
  3. Le sostanze illegali e le soglie di test per i risultati positivi devono essere progettate tenendo presente il punto 1.
  4. non è attualmente il caso del punto 3. Si tratta piuttosto di atleti che commettono fallo di piede (scusate il gioco di parole). Quantità irrisorie, cose che in realtà non migliorano le prestazioni, ecc. Questo è l’inizio dell’ingiustizia per tutti.
  5. Per complicare ulteriormente la situazione, il processo di test antidoping è poco pratico e oneroso per gli atleti che viaggiano in tutto il mondo. È irrazionalmente gravoso e, ancora una volta, apparentemente più interessato a colpire gli atleti che a catturare i dopati. Anche questo è ingiusto nei confronti di tutti.
  6. Ora vedremo cosa succede se qualcuno risulta positivo al test. Il sistema di appello deve funzionare per tutti, essere coerente e garantire a tutti gli atleti il ​​giusto processo e la possibilità di difendersi. Non si tratta di favorire i dopatori, ma di creare un sistema che funzioni correttamente e sia legale.
  7. Oltre al punto #6, dobbiamo notare che PTPA funziona per tutti i giocatori. Il nostro compito NON è quello di esprimere opinioni sulla colpevolezza o innocenza di un caso specifico o di un atleta. Il nostro compito è garantire che il sistema sia equo e funzioni per tutti. Un sistema rigoroso con un giusto processo completo e risorse di difesa accessibili rende il punto 1 più realizzabile. In questo modo si evitano anche situazioni più spiacevoli, in cui la reputazione e la carriera dei giocatori vengono rovinate (gli esempi sono troppi da citare).
  8. L’accesso alle risorse per organizzare una difesa adeguata è un problema da anni. In parte ciò è naturale e rispecchia la società di tutti i giorni (ad esempio, le persone più ricche possono permettersi gli avvocati). Ma questo è ingiusto anche nei confronti di tutti i giocatori: chi non può permetterselo perde l’opportunità di organizzare una difesa adeguata, mentre chi può permetterselo deve spendere i propri soldi per farlo.I sistemi di appello ITIA e WADA si basano su queste (e altre) premesse errate. Tutti i giocatori coinvolti nel loro sistema, anche quelli dotati di risorse, sono colpiti da questa ingiustizia. Soprattutto se si considerano i mesi/anni che spesso occorrono per risolvere questi casi.
  9. Nel caso specifico di Jannik, egli si è trovato in una situazione ingiusta. L’ITIA sostiene di aver seguito i suoi processi e le sue regole. La WADA non è d’accordo e ritiene necessario respingere l’ITIA. Sfortunatamente, questo non è stato un risultato sorprendente per persone come Tara Moore e me. Ciò non significa che siamo d’accordo con la sostanza del ricorso della WADA o con la decisione originale dell’ITIA (vedere n. 7 sopra). Né l’ITIA né la WADA stanno realmente contestando i fatti alla base del caso di Jannik. Ciò è importante, ma anche ingiusto. Di fatto, si trova coinvolto in una disputa politico-legale tra l’ITIA e la WADA. E dopo quasi un anno, sta ancora aspettando che il suo caso venga definitivamente risolto. Ancora una volta, questo è ingiusto.
  10. Come spero sia chiaro ora, l’intero sistema è terribile per gli atleti (come gruppo e come individui), per i tifosi e per lo sport in generale. Deve cambiare.

Insomma parole tutt’altro che leggere per Nassar che poi ha voluto chiarire ulteriormente il suo pensiero sulla presunta “faida” in cui è rimasto coinvolto il numero uno al mondo: “La WADA vuole mettere in riga l’ITIA, per così dire. C’è una lotta enorme e globale in corso in questo momento tra molte parti diverse: guarda USADA (Agenzia anti-doping degli Stati Uniti, ndr) e WADA, ad esempio. Di certo non sto prendendo posizione in merito: sono tutte imperfette e si sono discostate da quello che dovrebbe essere il punto fondamentale dell’antidoping (catturare gli imbroglioni)”.

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Fonte : Fanpage