Strange Darling, la nostra recensione del thriller elegante e spietato

Strange Darling è un’opera esplosiva, dirompente e disattesa, capace di infrangere le aspettative e ridefinire i canoni del thriller contemporaneo. Girato interamente in 35mm, definito da J.J. AbramsTerrificante, esilarante, straziante, sexy e selvaggio”. Questo è Strange Darling, thriller scritto e diretto da JT Mollner. Nel cast troviamo Willa Fitzgerald (Il cardellino, Reacher), Kyle Gallner (Smile, Dinner in America), Ed Begley Jr. (Better Call Saul, A Mighty Wind – Amici per la musica) e Barbara Hershey (Il cigno nero, Insidious, L’ultima tentazione di Cristo), in uscita in sala il 13 febbraio con Vertice 360. Il film si propone di trasformare San Valentino in un’esperienza intrisa di tensione e sangue, un omaggio audace agli amanti del thriller più serrato e implacabile. Attraverso uno sguardo cinematografico sofisticato, Strange Darling si dipana in sei capitoli non lineari, conducendo lo spettatore in un vortice di inganni e sovvertimenti narrativi.

La storia ci porta nelle aspre terre rurali dell’Oregon, dove un incontro fugace tra un uomo e una donna si tramuta in un gioco letale. Quello che inizia come un incontro apparentemente casuale in un motel si trasforma in un gioco al massacro, una danza letale tra predatore e preda. Ma chi sia veramente l’uno o l’altro rimane un mistero. Fino all’ultimo. Il regista orchestra con abilità un thriller che si nutre di illusioni e colpi di scena. Il racconto prende avvio dal terzo capitolo della storia, proiettando il pubblico in una narrazione frantumata, scomposta e sconnessa, che si ricompone gradualmente, ribaltando ogni certezza. Il risultato è un’esperienza filmica che cattura con la sua imprevedibilità e sovverte con intelligenza le regole del gioco.

Ribaltamento, plot twist, decostruzione, segmentazione. Tutte caratteristiche che aiutano a forgiare un’opera con un’estetica sontuosa e ricercata, con un direttore della fotografia davvero insolito, l’attore Giovanni Ribisi, che sceglie di avvolgere la pellicola di colori ben precisi, dal rosso al blu, timbriche visive dominanti, accese e sature, che guardano ad un certo cinema di Bava e Argento. La pellicola trasuda un’estetica che richiama il cinema grindhouse degli anni ’70, con una fotografia volutamente aggettante e un uso sapiente delle luci al neon. Le ambientazioni chiuse e claustrofobiche amplificano il senso di oppressione, rendendo ogni spazio una trappola per i protagonisti e per il pubblico. Il motel, con le sue stanze soffocanti e ombre insidiose, si trasforma in un microcosmo di tensione pura, in cui la violenza esplode senza preavviso.

Strange Darling, per un San Valentino di sangue

Fonte : Wired