AI Action Summit, l’Europa non ha le idee chiare su come spendere i miliardi sull’intelligenza artificiale

Nell’immediato, tuttavia, l’Unione dovrà pagare pegno ai colossi globali. Tanto per dirne una, l’Europa non produce i chip e le schede grafiche che servono ad alimentare i supercomputer delle fabbriche dell’AI che, nei piani di Bruxelles, offriranno la loro potenza computazionale a startup, centri di ricerca e piccole e medie imprese per lo sviluppo dei loro modelli di intelligenza artificiale. Parte dei 10 miliardi già assicurati alle prime 7 fabbriche dell’AI (tra cui l’Italia con il tecnopolo di Bologna) che raddoppieranno a 20 con altri 5 prossimi annunci serviranno a comprare hardware che non abbiamo in casa. Non c’è alternativa, si intende, ma è bene che l’Europa l’abbia ben chiaro per far fruttare bene le sue risorse. Meglio che in passato.

Ci sarà da lavorare, per esempio, sui data center. Altro settore in cui il predominio della triade Amazon web services, Google e Microsoft non è stato rovesciato dall’Unione europea, le cui alleanze interne sul cloud non hanno sortito effetti. Non ci mancano tuttavia operatori, come Ovh cloud o Aruba. Altro aspetto è quello dell’energia, in un mercato frammentato, con costi schizzati alle stelle dopo l’invasione dell’Ucraina e un atteggiamento altalenante sulla decarbonizzazione. Secondo l’organizzazione Beyond Fossils Fuels, entro il 2030 la domanda di energia dei data center potrebbe aumentare del 160% rispetto a oggi, fino a 287 Terawattora. Più di quanto la Spagna ha consumato nel 2022. E poi Bruxelles avrà il difficile compito di tenere insieme le 27 teste dei suoi condomini. Uno di questi, Macron, ha già dimostrato di voler correre da solo. E forse sperava di raccogliere più successi internazionali da un summit che, al netto delle promesse economiche, incide poco sul mondo dell’AI.

Non potranno essere quei 20-50 miliardi pubblici (sperando nei 150-180 privati) a determinare il futuro dell’Europa nel campo dell’intelligenza artificiale. Ma certo fanno la differenza e possono attrarre talenti, oltre che interni, anche da tutti quei paesi che l’aggressività di Trump e l’assertività della Cina stanno tenendo sotto scacco. Il Cern è tale perché ha promosso ricerca scientifica per tutti, aperta, e ha insistito sulla cooperazione come fondamento per il progresso umano. Se von der Leyen vuole replicare il modello, deve farlo fino in fondo, con un messaggio che non è solo economico ma anche politico. E che non parla solo ai governi avversari, ma anche alle big tech che hanno fatto dietrofront sui loro progetti socialmente più ambiziosi per far comodo al potente di turno. Se l’Europa vuole spendere bene quei miliardi, deve tracciare una terza via sull’AI. Si è data le regole, si è data i soldi. Ora deve darsi il coraggio.

Fonte : Wired