A quattro anni di distanza dalla sua prima partecipazione – il brano era “Mai dire mai (la locura)”, vincitore del Premio della Critica – Willie Peyote torna in gara al Festival di Sanremo con la canzone “Grazie ma no grazie”, una critica feroce alla superficialità del discorso pubblico, un pezzo che mette in discussione i meccanismi del pensiero dominante, senza paura di essere scomodo.
Willie Peyote a Sanremo 2025 con ‘Grazie ma no grazie’: testo
Ma che storia triste, avevo aspettative basse
E sai già come finisce visto da dove si parte
Tu vorresti che la gente ti capisse, la ami come se lei ricambiasse
E c’hai provato anche più volte dei Jalisse ma l’insistenza non è mai così di classe
Certi discorsi vanno presi con le pinze oppure provocano risate grasse
E te la aspetti ma ogni volta ti stupisce, guarda le loro facce come se non bastasse
Grazie ma no grazie
Tanto fanno finta ma lo sanno
Più è profondo e meno paga, quasi sempre meglio stare in superficie: Salvagente
Le risposte che ti danno sembran fatte con lo stampo
Quindi metterò le mani avanti, due passi indietro ogni passo avanti
Dovresti andare a lavorare e non farti manganellare nelle piazze
Grazie ma no grazie
Questa gente non fa un cazzo li mantengo tutti io con le mie tasse
Grazie ma no grazie
Dovresti dare meno ascolto ai sentimenti che non sono mai dei buoni investimenti
Dovremmo organizzare una rimpatriata tipo una cena di classe
Grazie ma no grazie
Grazie ma no o o o
Davvero grazie ma
Il testo completo su Tv Sorrisi e Canzoni
Il significato
Willie Peyote torna al Festival di Sanremo con un’irriverente e pungente critica sociale che si muove tra ironia e denuncia, colpendo le ipocrisie del nostro tempo. L’intento dell’ è quello di si scagliarsi contro il conformismo delle opinioni, le posizioni rigide e le contraddizioni di chi si lamenta senza realmente voler cambiare le cose. Per fare ciò indossa i panni di un osservatore disincantato, capace di smascherare le incoerenze del dibattito pubblico e della società. Infatti, nel testo si alternano riferimenti all’attualità e spunti di riflessione più profondi, ma sempre con un tono sarcastico e irriverente; si parla di chi esprime giudizi senza averne le competenze, di chi si arrocca su idee nostalgiche e reazionarie, di chi cavalca il vittimismo per giustificare atteggiamenti aggressivi. Il ritornello stesso è una risposta secca e sprezzante a queste dinamiche: “Grazie ma no grazie”, un rifiuto netto a partecipare al gioco delle retoriche facili.
Nel testo emergono vari temi chiave. Uno di questi è la difficoltà di comunicare in un mondo in cui tutti sembrano avere certezze assolute: “Tu vorresti che la gente ti capisse, la ami come se lei ricambiasse”, ma l’insistenza spesso non porta a nulla. Si prende in giro l’omologazione del pensiero, con frasi fatte ripetute come fossero uscite da uno stampo, e si denuncia il rifiuto del dialogo, sostituito da prese di posizione rigide.
Un altro punto centrale è la satira sui luoghi comuni, come l’invito a “andare a lavorare e non farsi manganellare nelle piazze”; viene messa alla berlina anche l’ipocrisia di chi lamenta la cancel culture e il politicamente corretto (“C’è chi non sa più come scrivere, non sa come parlare”), mentre in realtà ha sempre spazio per esprimersi; e sul finale Willie Peyote porta la riflessione su un piano più ampio: la società sembra bloccata in un eterno ripetersi di vecchie dinamiche, tra chi vorrebbe che tutto tornasse com’era e chi annuisce senza pensare, ripetendo frasi fatte.
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Fonte : Today