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Nel 2018 Barbara D’Astolto, allora hostess, denuncia il sindacalista Raffaele Meola per molestie sessuali. In due gradi di giudizio l’uomo viene assolto perché, secondo i giudici, 20 secondi per reagire, da parte della vittima, sono troppi. La Corte di Cassazione ha deciso per un nuovo processo. “L’ho fatto per me, per tutte le donne italiane e per le mie figlie”, dice D’Astolto a Fanpage.it.
Barbara D’Astolto
Sembrava destinata a chiudersi nel silenzio di quei venti secondi in cui sarebbe rimasta impietrita la vicenda di Barbara D’Astolto, ex hostess che nel 2018 ha denunciato di essere stata molestata dal sindacalista Raffaele Meola. Troppi, per i giudici di primo e secondo grado, quei 20-30 secondi in cui D’Astolto avrebbe atteso prima di ribellarsi alle molestie che, secondo la denuncia, l’uomo le avrebbe fatto durante un colloquio di consulenza.
Dopo la sentenza pronunciata dalla Corte d’Appello, la parte civile e la procura generale di Milano hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione. Oggi, martedì 11 febbraio, il pg ha chiesto che venga svolto un nuovo processo. E la Corte di Cassazione ha accolto la richiesta del pg. “Mi sento per aria“, commenta a Fanpage.it Barbara D’Astolto.
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Quando l’ho saputo sono scoppiata a piangere, di gioia, Dopo una doppia assoluzione non era affatto scontato, quindi non me l’aspettavo, infatti ero pronta a rivolgermi alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Sono molto contenta: finalmente è arrivata la giustizia, anche se si è fatta attendere. Se la Corte di Cassazione si fosse pronunciata in maniera negativa, confermando le sentenze di assoluzione, sarebbe stata una sconfitta per tutte le donne lavoratrici e non d’Italia. Avrebbe significato che chiunque è libero e legittimato a mettere le mani addosso a una donna e che spetta alla donna l’onere della difesa entro un lasso di tempo che però nessuna legge esplicita.
Questa è stata anche la tua battaglia in questi anni.
Sì, l’ho fatto per me stessa e per tutte le donne, ma soprattutto per le mie figlie.
Devono essere stati anni difficili però.
Lo sono stati. In questi anni però sono sempre stata ben attenta a fare in modo che la mia vita non ruotasse intorno a questa vicenda, ho voluto proteggere le mie figlie dal trambusto mediatico, ancora oggi non sanno nulla. Mi sono comunque dedicata con caparbietà a questa storia, ma senza lasciarmi travolgere, perché avevo la consapevolezza di essere dalla parte della ragione, nonostante le sentenze sfavorevoli.
Qual è stato il momento più difficile?
I giorni più bui sono stati quelli in cui lavoravo ancora nella compagnia aerea. Ho dovuto rassegnare le dimissioni volontarie e per fortuna sono riuscita a ricollocarmi nel mondo della scuola. Il mio pensiero però va alle donne che subiscono violenza sul luogo di lavoro e non hanno la possibilità di licenziarsi. È dura.
Sentivi il peso del giudizio e della diffidenza?
Sì, l’ho sentito. La mia compagnia aerea era spaccata in due: chi mi credeva e chi no. Io non lo sopportavo e me ne sono andata, ma non è stato un gesto eroico, l’ho fatto perché ho avuto la fortuna di potermelo permettere.
Hai più incontrato l’uomo che hai denunciato?
No, da quando sono andata via dalla compagnia non l’ho più visto, dal momento che non si è mai presentato in tribunale. Ma meglio così: non voglio più averci niente a che fare.
Fonte : Fanpage