Brunori Sas a Sanremo 2025, cos’è la neve che si mescola al miele di cui parla nella sua canzone

Brunori Sas a Sanremo 2025 ha già vinto un premio. Qualche giorno fa l’Accademia della Crusca ha analizzato i testi (lo abbiamo fatto anche noi con l’aiuto dell’Ai) dei brani che ascolteremo a Sanremo 2025 con risultati non proprio esaltanti per molti degli artisti in gara. Tra i pochi componimenti linguistici che hanno convinto gli studiosi c’è quello di Brunori Sas che con L’albero delle noci è riuscito a guadagnarsi un bel 9 in pagella.

La canzone con cui il cantautore calabrese fa il suo debutto all’Ariston racconta – come egli stesso ha avuto modo di spiegare più volte – di una nuova nascita, quella di Fiammetta (la sua prima figlia nata nel 2021 dall’amore con la collega Simona Marrazzo) e della gioia e della rivoluzione che hanno accompagnato questo evento. C’è, però, anche spazio per la paura di non riuscire a sostenere una felicità così pura e diretta, a cui forse non si è mai preparati, e per il senso di inadeguatezza che, a volte, accompagna l’essere genitori.

Le origini di Brunori Sas a Sanremo 2025

Leggendo con più attenzione il testo tanto apprezzato dalla Crusca, ci si imbatte in un verso in cui Brunori Sas parla di sé e delle sue origini. La canzone, nella seconda strofa, cita testualmente: sono cresciuto in una terra crudele dove la neve si mescola al miele.

Si tratta, molto probabilmente, di una metafora che vuole descrivere – con la classica poetica brunoriana – i due volti della Calabria che l’artista in questione non ha mai mancato di raccontare nella sua discografia. Quello complesso, da smussare, non sempre positivo e da periferia d’Italia e quello dolce, materno, accogliente e genuino di una regione a cui è difficile non voler bene. Un dualismo costante che accompagna chiunque sia nato in questa terra e che Dario Brunori (questo il suo nome di battesimo) conosce bene. Il cantautore, infatti, negli anni non ha mai fatto l’apologia della provincia né ha evitato di raccontare le ombre della Calabria; allo stesso tempo, però, non si è lasciato andare a facili luoghi comuni o a racconti catastrofisti. Ha scelto di vivere a casa sua, in un piccolo borgo lontano dal caos delle metropoli, nonostante il successo a un certo punto sia arrivato, e si è reso volontario testimone di quella che l’autore e filosofo contemporaneo Vito Teti definisce la restanza. La capacità, la necessità, il desiderio e la volontà di generare un nuovo senso dei luoghi, rimanendo ancorati alle proprie origini.

Che cos’è la “scirubetta”

Ma torniamo al testo: la neve e il miele, dicevamo. C’è una curiosità che riguarda proprio il verso de L’albero delle noci che abbiamo citato e che si intreccia alla storia culinaria calabrese.

Nella regione che ha dato i natali a Brunori Sas, infatti, l’arrivo delle prime nevicate porta sulle tavole la cosiddetta “scirubetta”. Si tratta di un dolce della tradizione povera, realizzato proprio con la neve pulita (ma già attecchita da un po’ e diventata ghiaccio) che si raccoglie in un bicchiere, a cui si aggiunge il miele, preferibilmente di fichi e fatto in casa, un must nelle dispense calabre.

Fonte : Wired