Safer Internet Day, il Milan si schiera contro i commenti razzisti sui social

Contro la discriminazione nel calcio c’è ancora molto da fare: allo stadio, come sui social. È quanto emerge da un’indagine condotta dal Milan, in occasione del Safer Internet Day di oggi: in occasione della giornata dedicata alla sicurezza in rete, il club rossonero ha condotto un’analisi molto approfondita dei propri profili social con l’obiettivo di rendere i canali digitali sempre più sicuri e inclusivi. Come spiegato dal club di via Aldo Rossi a Wired, la società sta lavorando da diverso tempo su due strade: la prima è quella legata alla condivisione di valori positivi, la seconda è quella che ha come fine il contrasto a ogni forma di discriminazione. In tal senso il Milan ha implementato da alcuni anni una policy, un budget e un team dedicati per liberare i propri spazi digitali da contenuti abusivi che rimandano a razzismo, abilismo o sessismo. Nella stagione sportiva in corso, dal 1 luglio 2024 al 31 gennaio 2025, il club ha stilato un report che ha in considerazione quasi 2,5 milioni di commenti su Instagram, TikTok, Facebook e YouTube, ricavando alcune informazioni interessanti rispetto alle varie piattaforme e alle “categorie” di discriminazione più presenti tra i commenti.

L’analisi dei profili del Milan

Con oltre 500 milioni di appassionati in tutto il mondo, il seguito del Milan sui social è enorme: 17,4 milioni di follower su Instagram, 19,2 milioni su TikTok, 28 milioni su Facebook e 2 milioni di iscritti su YouTube. A questi, vanno aggiunti i 104 mila del profilo della squadra femminile. Secondo quanto recita il report del Club, rispetto a un anno fa è cresciuta in maniera rilevante la percentuale di contenuti di stampo razzista – un dato che fa riflettere su quanto sia ancora utile lavorare su questo tema nel mondo del calcio (appena un anno fa il portiere del Milan, Mike Maignan era stato vittima di insulti razzisti durante la trasferta di Udine, contro l’Udinese) – mentre sono diminuiti quelli abilisti e omofobici.

Il portiere del Milan, Mike Maignan, richiama l’arbitro per denunciare cori razzisti nei suoi confronti durante la partite Udinese-Milan della stagione 2023/2024

Ciancaphoto Studio/Getty Images

Come avviene la moderazione: i dati

Per quando riguarda gli spazi digitali, da quando è sui social media il Milan ha stabilito un modello AI basato su una lista di keywords per filtrare contenuti inappropriati e discriminatori. Dal 2019, l’investimento nella prevenzione e nella moderazione di contenuti discriminatori è accresciuto ulteriormente in partnership con una cybersecurity company, garantendo maggiori volumi ed efficacia, fino all’adozione nel 2021 di nuove regole per l’individuazione di contenuti intolleranti. Sulla grandissima mole di commenti a cui facevamo riferimento prima, oltre 30mila contenuti sono stati moderati sui canali rossoneri, di cui 24mila spam automaticamente rimossi e più di 6mila commenti intolleranti moderati manualmente. Le differenze tra la stagione in corso e la precedente vendono una crescita di commenti razzisti (dal 16% di un anno fa al 36% di oggi), calano invece insulti di matrice abilista (16% rispetto al 25% del 2023/24) e omofoba (scesi dal 27% dello scorso campionato al 10% di quest’anno). Gli altri commenti inappropriati su cui il Club è dovuto intervenire riguardano: Xenofobia (8%), Sessismo (7%), Islamofobia (2%), Antisemitismo (1%) e Transfobia (<1%).

Le piattaforme più scorrette

Dei 2,5 milioni dei commenti analizzati il 41% arriva da TikTok, ma solo il 14% di quelli ritenuti offensivi, e quindi rimossi. Un importante fetta di questi però – sottolinea il Club – è relativa a specifici matchday durante i quali alcuni tifosi avversari si sono riversati sui profili rossoneri pubblicando contenuti intolleranti. Instagram e Facebook, invece, valgono rispettivamente il 36% e il 21% dei commenti analizzati: addirittura il 53% e il 32% sono i contenuti rimossi. Proprio su Instagram, quindi, si trova oltre la metà dei commenti offensivi totali. Chiude YouTube, con il 3% dei commenti analizzati, di cui solo l’1% riguardava contenuti abusive.

Fonte : Wired