Le prove generali di Sanremo 2025 sono un passaggio decisivo. Anche se manca pochissimo all’inizio della rassegna la città è già affollatissima e densa di attività diffuse ma il lunedì è il giorno delle prove a cui gli i giornalisti possono assistere. Gli ascolti in anteprima di gennaio in cui abbiamo potuto esprimere i primi pareri sulle 30 canzoni – poi diventate 29 dopo l’abbandono di Emis Killa – hannoo un valore relativo. Dalle poltroncine dell’Ariston si ha l’occasione di ascoltare il brano in gara con l’orchestra e qualche cosa in più. Spesso si possono capire scelte, movimenti, strumenti, la presenza di ballerini e tanto altro, utile anche per i patiti di FantaSanremo.
L’ultima volta per l’artista prima della diretta e per i giornalisti presenti che possono realmente avere un’idea compiuta di come il brano suoni e renda sul palco dell’Ariston. L’apporto dell’orchestra per alcuni è decisivo in termini resa, di emozioni trasmesse e potenza sul palco mentre per altri lo è decisamente meno. Noi siamo stati alle prove generali di Sanremo 2025 ed ecco come è andata.
Gaia – Chiamo io chiami tu
L’artista italiana di origini brasiliane porta sul palco quattro ballerine che seguono il brano con le ritmiche e col ritornello molto marcato che si apre. Coreografia che sicuramente valorizza il pezzo e aiuterà non poco un papabile tormentone.
Francesco Gabbani – Viva la vita
Dal vivo la voce di Gabbani è ben presente e la ballad un po’ cinematografica convince il pubblico. Nessuna scimmia o altro, per un brano così non serve e basta lui che canti al meglio, e su quello non c’è dubbio. Il pezzo rende bene all’Ariston e anche a casa sarà così.
Rkomi – Il ritmo delle cose
Grafiche e luci rossse accompagnano Rkomi. L’apporto dell’orchestra è meno rilevante anche se gli archi accentuano alcuni passaggi. Nell’apertura finale cresce ancora bene il brano e convince un po’ di più rispetto al primo ascolto.
Noemi – Se t’innamori muori
Brano che guadagna molto con la potenza vocale di Noemi e con l’orchestra che diventa parte integrante e predominante con tutti i cambi di ritmo.
Irama – Lentamente
Possiamo dire che si percepisce meglio il testo rispetto agli ascolti ma lui canta sempre la sofferenza, anche troppa ogni tanto. Un brano in “stile Irama”, ma forse più debole sei precedenti portati al festival. Vedremo il pubblico come lo accoglierà.
Coma_Cose – Cuoricini
Cuoricini sul led wall e cuori sul petto con le mani. Facile da immaginarselo e perfetto per renderlo un po’ il brano da social, tik tok. Il pezzo funziona, il testo è forse un poco più profondo dell’apparenza e la parol “cuoricini” ripetuta così tante volte o la amerete o la odierete.
“Stramaledetti cuoricini” (cit.)
Simone Cristicchi – Quando sarai piccola
Essenziale e toccante il pezzo di Simone Cristicchi sulla mamma. Si preannunciano lacrime, per davvero. Gli occhi lucidi in platea non sono mancati. E magari anche un premio della critica che potrebbe essere meritato.
Marcella Bella – Pelle Diamante
La marcetta automotivante di Marcella Bella ha una sua solidità, va molto dritta come canzone ed è accompagnata da delle ballerine. Insomma, il suo “brano manifesto” ha un suo senso. “Una mina vagante” per davvero e se avesse pensato a una serie di mosse ben chiare, forse ci avrebbe guadagnato anche i viralità.
Achille Lauro – Incoscienti giovani
C’è chi lo dà addirittura per vincente. Il pezzo è ruffiano per conquistare il pubblico più pop del festival. L’orchestra ovviamente ha una importanza decisiva. Entrano in gioco anche i tecno-lampadari di scena con per questa atmosfera. Sarà l’anno di Achille Lauro?
Giorgia – La cura per me
La voce è valorizzata al massimo, il brano convince di più man mano che si arriva verso la fine. Se già solo alle prove siamo vicini alla standing ovation, vuol dire che iniziano definirsi i ruoli in questo festival. E Giorgia è protagonista.
Willie Peyote – Grazie ma no grazie
Due voci soul che accompagnano Willie Peyote, è la sua performance live è da vedere e soprattutto ascoltare. Il pezzo conferma le sue potenzialità e il lavoro sui cori è ottimo per le atmosfere soul/disco. Ha tu per piacere.
Rose Villain – Fuorilegge
Nella prima parte gioca molto sulla sua vocalità, poi cresce con le orchestrazioni di Davide Rossi. La seconda parte cambia drasticamente ed entra in territori più sintetici e percussivi. Un brano con molti saliscendi e l’orchestra che l’accompagna con le mani. Bisogna abituarsi alle dicotomie del pezzo ma l’impatto è buono.
Shablo feat Guè. Joshua e Tormento – La mia parola
Ripetiamo: che bello. E se anche Gué continua a dire di non essere in gara perché l’unico in gara è il produttore Shablo è un discorso che andrà approfondito in futuro. Resta il fatto che è un brano davvero ottimo e ben strutturato dove Joshua, Tormento e Gué sono portanti, con il flow al posto giusto e le parti più gospel/soul ad ampliare tutto. E forse c’è pure un piccolo campionamento di Quelli che benpensano sul finale.
Olly – Balorda nostalgia
Uno dei nomi papabili come rivelazione, perlomeno secondo molti. Pezzo molto sentito, ben eseguito. Magari potrebbe essere la vera sorpresa, la spinta nei suoi confronti è molto forte da parte di stampa e pubblico.
Elodie – Dimenticarsi alle 7
Come negli ascolti si era notato che era un brano che necessitava di tempo prima di arrivare al suo cuore. Rispetto all’ultima apparizione di Elodie a Sanremo questo sembra meno coinvolgente ma cerca di mettere più in vista le parte vocale.
Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore
Non gli si può dire nulla. Pezzo molto più contemporaneo rispetto ai suoi ed esibizione perfetta quasi interrotta dagli applausi scroscianti. Anche per lui il premio della critica potrebbe essere un qualcosa di reale. Una grande carriera e un grande cantante.
Tony Effe – Damme ‘na mano
Tony Effe ha rischiato davvero tanto con questo brano. Ha cambiato rispetto a quello che fa solitamente e ha scelto la romanità, ha scelto di “califanizzarsi” ma i pareri saranno molto vari. La voce non esce tantissimo, non è proprio il suo ambito migliore e si sente ma qualcosa in testa resta comunque.
Serena Brancale – Anema e Core
Sul palco come annunciato non è sola ma c’è anche un musicista che suona delle percussioni digitali su un pad. Non è cambiato molto dall’ascolto, lei riesce a essere molto sicura e a suo agio sul all’Ariston.
Brunori Sas – L’albero delle noci
Arioso, equilibrato, onesto e scrittura di livello. C’è tutto nel brano di Dario Brunori e la sua Brunori SAS ma sul palco è da solo, per ora, solo con la sua chitarra e i tecno-lampadari della scenografia che scendono ad altezze variabili fino a terra. Ha tutto al posto giusto e al secondo ascolto continuano a scoprirsi nuove sfumature.
Modà – Non ti dimentico
Le vibrazioni un po’ a là Fabrizio Moro si percepiscono. L’impatto è buono sul palco, ma loro o piacciono o non piacciono. Difficile conquistino nuovo pubblico. Il povero Kekko Silvestre, invece, è un po’ dolorante sul palco tenendosi il costato a causa di una caduta dalla scale nel backstage prima delle prove generali.
Clara – Febbre
Il fucsia e bianco saranno i colori predominanti dei giochi di luce. Il pezzo non gira male, ma il rischio di perdersi con le altre canzoni pop è forte malgrado le parti di archi siano ben valorizzanti e si alternino alla parte in 4/4 più spiccatamente elettronica.
Fedez – Battito
Non cambia molto dagli ascolti la parte iniziale. Certo, il testo fortemente autobiografico e legato alla sua vita sentimentale recente avrà un impatto. Un brano decisamente asciutto e oscuro che in alcuni casi riesce ad essere convincente, soprattutto sul ritornello, molto meno nelle strofe. Chissà quanto le polemiche degli scorsi giorni inficeranno o meno il risultato.
Lucio Corsi – Volevo essere un duro
Sembrava che su quel palco ci fosse sempre stato. E in effetti, a dir la verità, per Una vita da Carlo, la serie tv Amazon Prime con Carlo Verdone, lui c’era davvero stato. Convincente, a suo agio con il chitarrista e co-autore Tommaso Ottomano che è anche videomaker (Måneskin, Lucio Corsi, Jovanotti, Chiello e Baustelle). Lucio è quasi surreale su quel palco, prima al pianoforte e poi alla chitarra. Vedrete.
Bresh – La tana del granchio
Rende bene il brano del genovese Bresh, convinto e convincente. Sperando che il pubblico riesca che non lo conosce riesca a raccoglierne la bontà del brano.
Rocco Hunt – Mille vote ancora
Dal vivo il pezzo suona meglio che agli ascolti. Ci sono un po’ di cose al punto giusto. Però è davvero difficile capire a che posizione possa ambire.
Sarah Toscano – Amarcord
Affrontare a 19 anni un festival di Sanremo da Big non è poco. Sicurezza, buona presenza e dinamica sul palco non la fanno apparire un’esordiente reduce da Amici. Il brano funziona abbastanza bene ma pagherà probabilmente la poca popolarità verso un pubblico nuovo.
Joan Thiele – Eco
Intro da deserto americano con la chitarra e il brano ricorda vagamente le atmosfere di Goodnight Moon di Shivaree, e suona bene, diverso e con una sua identità precisa. Non è un pezzo trascinante ma è un’atmosfera che non sentirete al festival e questo va premiato.
Francesca Michielin – Fango in paradiso
La vistosa fasciatura che ha alla caviglia è il frutto di una caduta nelle ultime prove prima di quelle generali. Ciò non la limita e interpreta il suo brano con quel qualcosa in più che agli ascolti mancava. Lo sente davvero suo e il pubblico lo capisce.
The Kolors – Tu con chi fai l’amore
Sanno far divertire ma la canzone sembra sempre troppo un lato B della precedente portata lo scorso anno a Sanremo. Chissà se il divertimento l’uptempo e il buon umore basterà.
Fonte : Wired