Migranti, il governo britannico del laburista Starmer pubblicherà i video delle deportazioni (come Trump)

Migranti, il governo britannico sceglie la via della spettacolarizzazione: nei prossimi giorni verranno diffusi i video dei trasferimenti degli irregolari presenti sul territorio, con immagini dalle perquisizioni nei locali fino agli arresti e al trasporto verso gli aerei. La ministra dell’Interno Yvette Cooper comparirà personalmente in alcuni filmati delle operazioni, che verranno distribuiti sui canali ufficiali del governo.

Un cambiamento più di immagine che di sostanza: sin dal suo insediamento a luglio, il governo Starmer ha adottato una linea dura sull’immigrazione, registrando il più alto numero di espulsioni degli ultimi sei anni. Ora, però, Downing Street rivede la propria strategia comunicativa, prendendo spunto dal modello Trump, pur senza estremizzarne i toni volutamente disumanizzanti, nel tentativo di arginare la crescita di Reform UK, il partito populista erede della battaglia per la Brexit, che ha fatto della propaganda anti-immigrazione sui social la sua arma più efficace.

I raid e le operazioni di polizia

Archiviato il piano di deportazioni in Ruanda ereditato dal governo Sunak, il premier Keir Starmer è alla ricerca di soluzioni più efficaci per contrastare l’immigrazione irregolare. A conferma di questa linea rigorosa, dal suo insediamento lo scorso luglio, oltre 16.400 persone – tra migranti irregolari, criminali stranieri e richiedenti asilo respinti – sono state espulse, registrando il numero più alto dal 2017. Solo nell’ultimo mese, la polizia ha condotto più di 800 operazioni, con un aumento del 73% degli arresti rispetto ai mesi precedenti. Nel frattempo, in Parlamento è atteso un disegno di legge che introduce misure severe contro i trafficanti di esseri umani: norme sul modello anti-terrorismo per gli scafisti della Manica, il sequestro dei cellulari dei migranti per tracciare le reti criminali e un maggiore coordinamento internazionale.

La strategia del governo Starmer guarda anche all’estero, con particolare attenzione all’Italia. Intenzionato a mantenere i rapporti consolidati da Sunak con Giorgia Meloni, Starmer riconosce che fermare i flussi dalla costa francese non basta: è necessario agire direttamente alle origini del problema. La collaborazione tra i ministeri dell’Interno dei due paesi si è intensificata e, nonostante le critiche interne dall’ala progressista del Labour, il premier britannico ha definito “esemplare” il modello italiano. Tra le opzioni sul tavolo c’è anche l’adozione di uno schema simile al piano Albania promosso da Meloni per i ricollocamenti, nonostante i risultati poco incoraggianti registrati finora nei trasferimenti verso Tirana.

Lo scenario politico e l’ascesa di Farage

La reazione di Starmer segna un cambiamento rispetto al suo profilo di ex procuratore capo del paese. Entrato in politica relativamente tardi dopo una carriera nella magistratura culminata con il ruolo di capo della pubblica accusa, il leader laburista aveva costruito la sua immagine sulla serietà e il rispetto delle regole. Una caratteristica che lo aveva aiutato a vincere le elezioni dopo gli anni caotici dei conservatori, ma che ora si scontra con l’ascesa del populismo. La questione dei migranti è diventata centrale anche nel dibattito inglese, tanto che il primo ministro ha detto ai suoi ministri che “i progressisti sono stati troppo rilassati riguardo all’impatto dell’immigrazione”.

La svolta mediatica del governo arriva, non a caso, in un momento di profonda trasformazione della politica britannica. A soli sei mesi dalla vittoria elettorale dei laburisti, Reform UK – il partito nato dalle ceneri del Brexit Party di Nigel Farage – ha raggiunto il primo posto nei sondaggi. L’ultima rilevazione YouGov per Sky News, condotta su 2.465 cittadini tra il 2 e il 3 febbraio, registra il 25% delle preferenze per Reform UK, superando il Labour sceso al 24%. Al terzo posto i Conservatori di Kemi Badenoch al 21%, seguiti dai Liberal Democratici al 14% e dai Verdi al 9%.

Dopo aver guidato la campagna per l’uscita dall’Unione Europea, Farage ha conquistato consensi nelle aree deindustrializzate delle Midlands e del nord dell’Inghilterra, zone storicamente operaie e laburiste che avevano già votato per la Brexit e poi per Boris Johnson. Allo stesso tempo, sta provocando un’emorragia nell’elettorato conservatore: il 25% di chi aveva votato tory alle ultime elezioni ora sceglierebbe Reform UK. Secondo uno studio dell’Observer, questo doppio flusso di voti potrebbe tradursi in 76 seggi parlamentari, di cui 60 sottratti al Labour.

Fonte : Wired