Una Wikipedia infinita. Infinita come potrebbero esserli i video su TikTok, scroll dopo scroll. Ed è sullo stesso principio che uno sviluppatore newyorkese, Isaac Gemal, ha creato una web app in grado di simulare lo scorrimento dei video dei social ma mettendo di volta in volta un articolo di Wikipedia. Casuale, senza alcun ordine preciso. Motivo? Incentivare alla conoscenza di cose, che non si sono conosciute o viste mai, piuttosto che vedere video sempre uguali fatti solo per attirare la nostra attenzione, prevedibilissima nei suoi elementi base.
Un progetto, nato come provocazione contro un mondo governato da algoritmi
WikiTok è un progetto nato un po’ come una provocazione. È fondamentalmente un modo per imbattersi in modo casuale in informazioni nuove, interessanti, imparare e trascorrere i momenti di noia senza dover ricorrere a un’applicazione di social media che crea dipendenza dall’algoritmo. Anche se, a dire il vero, WikiTok crea dipendenza a modo suo, ma senza un algoritmo invasivo che ti segue e ti spinge verso i contenuti più virali, più visualizzati e che quindi, con buona certezza matematica, piaceranno.
WikiTok, che funziona tramite browser mobile e desktop, fornisce ai visitatori un elenco casuale di articoli di Wikipedia. Lo fa prendendo Wikipedia e ‘spostandola’ in un’interfaccia a scorrimento verticale. Nonostante il nome che richiama TikTok, non ci sono video. Ogni voce è accompagnata da un’immagine tratta dall’articolo corrispondente. Se vedete qualcosa che vi piace, potete toccare “Leggi di più” e la pagina completa di Wikipedia sull’argomento si aprirà nel vostro browser.
Il suo creatore: “È un piccolo angolo di mondo senza algoritmi”
Il feed al momento funziona in modo del tutto casuale e lo sviluppatore sta resistendo alle richieste di creare un algoritmo in grado di suggerire i contenuti più interessanti per l’utente, in relazione ai suoi gusti. “Ho avuto un sacco di persone che mi hanno mandato messaggi e persino creato problemi sul mio GitHub chiedendo un algoritmo folle di WikiTok”, ha detto Gemal ad Arstecnica, il sito che lo ha sentito per far raccontare il suo progetto. “E ho dovuto farmi forza e dire qualcosa del tipo che siamo già governati da algoritmi spietati e opachi nella nostra vita quotidiana; perché non possiamo avere un piccolo angolo di mondo senza di essi?”.
Fonte : Repubblica