Sundar Pichai, l’amministratore delegato di Alphabet e Google, è stato tra i primi a puntare nella rivoluzione dell’intelligenza artificiale generativa, capace di imitare la creatività umana: “È paragonabile alla scoperta del fuoco e dell’elettricità”, ha detto in passato il CEO di Big G.
A Parigi, Pichai è intervenuto nel corso dell’AI Action Summit voluto dal presidente francese Macron. Con un discorso che ha spazzato via i timori più frequenti legati all’intelligenza artificiale: l’estinzione dell’umanità e la sostituzione delle persone sul posto di lavoro.
La visione ottimista di Pichai
Niente di tutto questo, sostiene Pichai, non c’è motivo di preoccuparsi: “Ogni generazione teme che la nuova tecnologia cambierà in peggio la vita della generazione successiva – ha detto il CEO di Google – eppure quasi sempre accade il contrario. Sono cresciuto facendo calcoli con le tavole logaritmiche e mi sentivo a disagio nel vedere i miei figli imparare la matematica con gli smartphone. Nonostante questo, sono venuti su benissimo”.
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Per Pichai “non dobbiamo lasciare che la nostra inclinazione a restare ancorati al presente ostacoli il futuro”. “Abbiamo un’opportunità unica – aggiunge – che capita una sola volta in una generazione, per migliorare la vita delle persone grazie all’IA”.
Gli investimenti in IA delle Big Tech
Il suo messaggio è in linea con la narrazione sull’IA degli altri leader e imprenditori che operano nel settore, a partire da Sam Altman di OpenAI, per cui l’IA consentirà alle generazioni future di fare cose che le persone in passato ritenevano “pura magia”, a Dario Amodei di Anthropic, per cui “l’IA ci consentirà di vivere fino a 150 anni”.
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Google, OpenAI e Anthropic – ma anche Amazon e Meta – hanno investito e continueranno a investire decine di miliardi di dollari nell’intelligenza artificiale e nelle infrastrutture necessarie al suo sviluppo.
“Siamo ancora agli inizi della trasformazione portata dall’AI – ha detto Pichai a Parigi – eppure sappiamo già che sarà la più grande della nostra vita: una riscrittura fondamentale della tecnologia e un acceleratore dell’ingegno umano”.
Il costo dell’IA sta diminuendo, ed è un bene
“L’ecosistema crescerà ancora man mano che i costi continueranno a diminuire – aggiunge Pichai – Negli ultimi diciotto mesi, il costo per token dei nostri modelli di punta è sceso del 97% per gli sviluppatori. Ciò che prima costava quattro dollari per un milione di token, ora costa solo tredici centesimi”.
I token, nel contesto dell’intelligenza artificiale e del processamento del linguaggio naturale, sono le unità fondamentali di testo (che possono essere parole, parti di parole o singoli caratteri, a seconda del modello utilizzato) che un modello di AI elabora per comprendere, generare o trasformare il linguaggio, e il costo per token rappresenta la quantità di risorse computazionali necessarie per elaborare ciascuna di queste unità.
Gli effetti di una IA più economica
La riduzione drastica dei costi per token significa che più sviluppatori, aziende e istituzioni possono permettersi di integrare e sperimentare con l’intelligenza artificiale. Questo apre le porte a start-up, ricercatori e governi, che prima avrebbero avuto difficoltà ad accedere a questi strumenti avanzati.
Man mano che i costi diminuiscono – come ha sottolineato giustamente Pichai – l’adozione dell’AI si diffonde anche in nuovi settori. Con più attori coinvolti, si genera un effetto a cascata che accelera l’innovazione, portando a nuove applicazioni e scoperte.
Una maggiore accessibilità dell’IA, inoltre, fa crescere esponenzialmente la domanda di AI e favorisce investimenti in hardware, cloud computing, data center e modelli più efficienti.
Fonte : Repubblica