Alessia Pifferi torna in tribunale: scontro sulla nuova perizia psichiatrica

Alessia Pifferi, condannata in primo grado all’ergastolo per omicidio volontario aggravato dai futili motivi della figlioletta di 18 mesi Diana, è tornata in un’aula di tribunale. Oggi, 10 febbraio, si è aperto il processo d’appello per la morte della bimba, abbandonata per sei giorni e lasciata morire di stenti a soli 18 mesi nell’estate 2022. 

La corte è chiamata a decidere se concedere una seconda perizia psichiatrica ad Alessia Pifferi, come chiesto dalla difesa, oppure rinviare ad altra data per la discussione delle parti e la sentenza. La difesa, sostenuta da Alessia Pontenani, sostiene che Alessia Pifferi sia pericolosa per sé e che non sia e capace di intendere e di volere al contrario di quanto stabilito dalla precedente perizia psichiatrica.

“Non c’è nessun elemento che possa far pensare a una incapacità. Se l’uomo della strada può pensarlo per l’efferatezza del fatto, incomprensibile per il comune sentire – aver abbandonato la figlia per giorni -, non ogni delitto efferato si spiega con l’incapacità di intendere e volere”, sostiene invece l’avvocato generale Lucilla Tontodonati che rappresenta la procura generale di Milano. Inoltre, l’accusa sostiene la “totale irrilevanza” di alcune recenti lettere scritte in carcere dall’imputata perché “anziché dimostrare un’incapacità o un difetto cognitivo potrebbero invece essere interpretate come un lucido disegno difensivo”.

Diana abbandonata e morta di stenti a 18 mesi

È il 14 luglio 2022 quando Alessia Pifferi lascia la figlia Diana sola a casa, con due biberon di latte e due bottiglietta d’acqua, e si allontana per trascorrere un fine settimana con il compagno. Mente a tutti su dove si trova la bambina. Quando torna trova la piccola senza vita nel suo lettino. Nello stomaco della piccola, il medico legale ha trovate tracce del suo stesso pannolino, Secondo la sentenza di primo grado Alessia Pifferi è mossa dal “futile ed egoistico movente di ricercare e vivere dei propri spazi di autonomia” rispetto “al prioritario diritto-dovere di accudimento della propria figlia”.

Fonte : Today