Nell’era dell’intelligenza artificiale le infrastrutture non sono più solo le reti, ma anche i computer. Sia i centri di calcolo tradizionali che i supercomputer.
Partendo dai primi, l’Italia si sta ritagliando un ruolo di primo piano in Europa. Secondo i dati degli Osservatori del Politecnico di Torino, infatti, il mercato dei datacenter è in piena espansione e l’Italia rappresenta il 13% delle infrastrutture continentali, con una crescita annua dell’8%, maggiore di Germania e Olanda (i due paesi con la maggior densità di centri di calcolo).
La crescita, che è un vero e proprio adeguamento infrastrutturale, segue il passo dettato dall’espansione rapidissima delle applicazioni di intelligenza artificiale: nel periodo triennio che si chiuderà alla fine di quest’anno l’Italia avrà visto sviluppo di 83 nuove infrastrutture, per un valore complessivo di almeno 15 miliardi di euro di investimenti. Con un’impatto significativo, perché già a fine 2024 il consumo energetico dei datacenter italiani era complessivamente di 430 Megawatt, pari al 3% del consumo nazionale.
Ma le “regine della festa” non sono tanto i tradizionali centri di calcolo, quanto i campioni della velocità di calcolo, i cosiddetti “supercomputer”, cioè i sistemi Hpc, di “high performance computing”. Che svolgono un ruolo inedito e fondamentale nella crescita dell’innovazione. Lo dimostra il fatto che senza i supercomputer non esisterebbe ChatGPT né alcun altro sistema di intelligenza artificiale generativa. E lo dimostra anche il mega-progetto Stargate da 500 miliardi di dollari e 100mila posti di lavoro appena lanciato da Donald Trump. Ed è proprio qui che l’Italia, in maniera quasi inaspettata, si scopre come uno dei protagonisti sulla scena mondiale con due supercomputer tra i primi dieci del pianeta.
È tutto scritto nella classifica mondiale semestrale Top500 pubblicata a novembre 2024: al quinto posto assoluto c’è HPC6 di Eni, che con i suoi 477,9 Petaflop al secondo (477.900 seguito da dodici zeri) è primo in Europa e il più potente computer privato al mondo (cioè un computer non di proprietà di un ente statale o di una università o centro di ricerca pubblico). Al nono posto mondiale c’è Leonardo del Cineca, il consorzio per il calcolo delle università italiane, che con 241,2 Petaflop è un’altra delle dieci macchine più potenti mai realizzate nel 2024. I due sistemi sono il fiore all’occhiello di una strategia di investimento che vede l’Europa combattere contro il predominio americano e cinese. Infatti, oltre a Leonardo e HPC6, l’Europa può contare su altri giganti del calcolo come Alps e Lumi per ridurre il divario e aumentare le capacità del Vecchio continente.
I supercalcolatori sono cambiati
Il balzo in avanti dell’Europa nel supercalcolo non è casuale. La corsa ai supercomputer ha visto una progressiva accelerazione dopo l’arrivo dell’intelligenza artificiale generativa, che richiede una potenza di calcolo senza precedenti. Mentre fino a pochi anni fa bastava aumentare la potenza delle CPU, oggi servono architetture completamente ripensate con acceleratori specializzati. È qui che entrano in gioco le GPU di Amd e Nvidia, veri e propri cervelli matematici capaci di elaborare milioni di operazioni in parallelo.
Fonte : Wired