“Quella aretina è una terra feconda per la massoneria, ci sono numerose logge e gli aderenti sono in aumento.” A parlare è Stefano Bisi, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, la massima carica della più importante fratellanza, l’unico iscritto deputato a rilasciare dichiarazioni pubbliche. Parlare di massoneria ad Arezzo, infatti, non è la stessa cosa che farlo in qualsiasi altra città. Dall’alto del colle di Santa Maria spicca sempre Villa Wanda, storica abitazione di Gelli, un simbolo della storia della P2, dimora finita spesso al centro delle cronache nazionali.
Qui, l’11 settembre del 1998, vennero ritrovati 170 chili d’oro in lingotti interrati nei vasi da fiori custoditi in giardino. È nel territorio aretino, a Castiglion Fibocchi, che nel 1981 sono state ritrovate le liste con gli appartenenti alla P2. L’elenco degli iscritti fu scoperto il 17 marzo dai magistrati che indagavano sul presunto rapimento di Michele Sindona, fu trovato in una cassaforte della fabbrica Giole e fu reso pubblico dalla presidenza del consiglio dei ministri il 21 maggio dello stesso anno. Tra i poco meno di mille nomi iscritti, con tanto di numero di tessera, c’erano anche una ventina di aderenti aretini, facenti parte del mondo dell’imprenditoria, della giustizia, oltre a vari professionisti.
La lista Propaganda era nata con l’intento, fin dalla fine del 1800, di salvaguardare l’identità degli affiliati più in vista, ma con la guida di Gelli questa prese una forma deviata e dalle caratteristiche eversive, come certificò la Commissione d’inchiesta parlamentare sulla P2 presieduta da Tina Anselmi. Ma non è questo quello che vogliamo raccontare oggi.
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Fonte : Today