“Come sta la mia famiglia? Sono ancora vivi?” La domanda giunge gridata dal finestrino di un autobus che ha riportato nella Striscia di Gaza, a Khan Yunis, oltre 100 prigionieri palestinesi liberati da Israele per lo scambio con gli ostaggi liberati da Hamas. I gazawi hanno potuto rivedere così la loro terra resa irriconoscibile da 15 mesi di guerra, mentre per molti il ;;destino dei loro cari resta sconosciuto. “Ci sono stati martiri nella mia famiglia?” ha urlato ancora l’uomo dal bus prima che una voce tra la folla rispondesse: “Stanno tutti bene”. Dei 183 palestinesi rilasciati oggi, 131 sono stati portati a Gaza. Scendendo dagli autobus noleggiati dalla Croce Rossa nel territorio palestinese, alcuni sembravano stanchi e deboli, mentre altri esultavano, cercando di intravedere un volto familiare. Familiari e amici si sono riversati verso i prigionieri di ritorno, provando a toccarli, stringere loro la mano o semplicemente filmare la scena con i loro telefoni. In sottofondo, dagli altoparlanti risuonavano slogan politici, a volte rilanciati dalla folla. Khadra al-Daghma, sull’orlo del collasso, ha lottato per raggiungere suo figlio prima di cadere tra le sue braccia mentre lui le baciava la fronte. “Sono così felice”, ha detto, lottando per trovare le parole. “Ho aspettato che questo giorno arrivasse per 15 anni”. Tutto intorno a lei, parenti con gli occhi pieni di lacrime e prigionieri liberati, alcuni dei quali non si vedevano da decenni, si abbracciavano e piangevano. “È cambiato così tanto”, ha detto al-Daghma stringendo tra le braccia suo figlio Amar, arrestato nel 2009. Dei gazawi che sono tornati a casa dopo l’entrata in vigore di un cessate il fuoco il 19 gennaio, molti hanno dovuto piantare tende accanto alle loro vecchie case, che hanno trovato distrutte. Il contrasto tra la terra che hanno lasciato e quella in cui sono tornati è netto. “Durante i nostri sei mesi di detenzione, siamo stati completamente tagliati fuori dal mondo, non abbiamo ricevuto alcuna informazione sulla guerra a Gaza”, ha detto Mohammed, un prigioniero liberato che ha rifiutato di condividere il suo cognome. “La portata della distruzione ci ha scioccati, Gaza è in rovina, ci sono macerie ovunque”, ha detto. “Con l’occupazione (israeliana) di Gaza, temo che ci arresteranno di nuovo da un momento all’altro”, ha aggiunto il prigioniero liberato di recente.
Fonte : Sky Tg24