AGI – Riconoscere il quotidiano impegno terapeutico, riabilitativo e sociale delle Comunità terapeutiche e socio-riabilitative psichiatriche del Lazio con l’adeguamento delle ‘tariffe’ regionali, ferme al 2009, al costo della vita. Questa la richiesta degli operatori del settore dipendenti delle strutture accreditate dalla Regione Lazio.
In una lettera aperta inviata al presidente Francesco Rocca e al ministro della Salute, Orazio Schillaci, le associazioni che rappresentano i lavoratori del settore, e che martedì 11 febbraio manifesteranno con un sit-in proprio davanti alla sede della Regione Lazio in via Rosa Raimondi Garibaldi a Roma, chiedono misure che garantiscano la sopravvivenza di queste realtà a tutela degli stessi pazienti psichiatrici che rischiano di finire “in luoghi di cura simili ai vecchi manicomi – scrivono le associazioni – che solo sulla carta sarebbero stati definitivamente chiusi ma che, anche se con un diverso nome, ancora accolgono persone al loro interno”. Al presidio hanno aderito Anascop, Confepi, Confcooperative Sanità Lazio, Federlazio, Mito e Realtà, Strutture Federate Reverie e Fenascop.
“Il doveroso riconoscimento dell’ormai quasi cinquantennale impegno terapeutico, riabilitativo e sociale svolto dalle comunità terapeutiche e socio-riabilitative psichiatriche che con la chiusura dei manicomi hanno dato l’avvio alla realizzazione della riforma psichiatrica fortemente voluta da Basaglia – si legge nella lettera inviata dalle associazioni – ormai sta segnando il passo a causa della perdita di attenzione dell’Amministrazione della Sanità Regionale e dell’opinione pubblica sul grave problema della malattia mentale che, se anche non più visibile, perché finita fuori dall’attenzione dei media, non ha mai cessato di produrre sofferenza nelle persone colpite, nelle loro famiglie e nel tessuto sociale e si presenta sotto le diverse configurazioni di disagio psichico, adulto, minorile ed adolescenziale, disturbi del comportamento alimentare, ludopatie e dipendenze telematiche, alcolismo e tossicodipendenze, bullismo, disagio esistenziale e autolesionistico e suicidario”.
“Il disagio psichico/malattia mentale è un mostro dalle molteplici teste che per essere curato richiede competenze di base nella comprensione della terapia psicologica – scrive il coordinamento delle associazioni – formazione continua degli operatori, forti motivazioni nelle professioni di cura, dedizione e mezzi economici adeguati. Invece si torna a parlare e a praticare l’elettroshock e ad aggiungere sofferenza e rimozione violenta al posto dell’ascolto, del dialogo, della comprensione e della cura”.
Gli operatori del settore puntano il dito sul “mancato riconoscimento economico per la gestione di questo tipo di strutture che essendo private, ancorché accreditate, non godono degli asset strutturali ed economici dei quali godono le strutture pubbliche che vivono ed operano con bilanci, e costi, assai più sostanziosi”. Gli operatori chiedono, dunque, un “aggiornamento periodico delle tariffe secondo indici legati all’aumento del costo della vita e dei fattori produttivi, così come avviene periodicamente in tutti i settori produttivi ed anche, nello specifico, nella sanità”.
“Per le Comunità terapeutiche e socio-riabilitative in psichiatria invece questo adeguamento è stato dimenticato e rischia di essere un diritto obsoleto e disconosciuto – si legge ancora – l’adeguamento del tariffario, leggi delle rette, è bloccato al 2009, cioè 16 anni fa, entriamo ora nel 17esimo anno”. “Le comunità terapeutiche e socio-riabilitative in psichiatria hanno diritto di essere trattate come tutte le altre realtà di cura – concludono – che hanno già ottenuto tutte gli adeguamenti tariffari, consentendo loro di conservare tutti i requisiti di qualità avendo avuto l’adeguamento delle rette”.
Fonte : Agi