Luca Parmitano, la nostra intervista all’astronauta sulla missione Artemis, la Luna e la nostalgia dello spazio

Sono passati più di dieci anni dallo spaventoso incidente del 2013, quello in cui durante un’attività extraveicolare la sua tuta iniziò a riempirsi di acqua e lei rischiò letteralmente di affogare. Le capita mai di ripensarci oggi, a mente fredda?

In realtà, no. Non ci ho mai pensato a lungo. I momenti in cui ho analizzato l’incidente in maniera razionale e fredda sono stati quelli in cui mi è stato chiesto di farlo. Non ho un legame emotivo, né positivo né negativo, con quell’esperienza, così come non ho attaccamento agli altri incidenti avuti in volo. Me li ricordo, ma non mi inseguono in alcun modo.

L’attività di un astronauta non è solo quella che svolge nello spazio. Come ha passato gli ultimi cinque anni?

La correggo: l’attività dell’astronauta è soprattutto a Terra. Se ci ritenessimo astronauti solo quando siamo nello spazio, passeremmo la maggior parte del nostro tempo frustrati, perché in media un’astronauta trascorre massimo il 5% della propria esperienza nello spazio. Fortunatamente, amo molto il mio lavoro, che è estremamente vario. Negli ultimi cinque anni ho fatto cose molto diverse. Dopo il rientro e il periodo di riadattamento alla vita terrestre, sono diventato capo dell’Ufficio Operazioni Astronauti a Colonia, ruolo che ho ricoperto per tre anni. Ho creato una squadra – che esiste tuttora – per supportare gli astronauti dal momento dell’assegnazione fino al rientro. Mi sono occupato della logistica, degli spostamenti, del supporto per le loro famiglie e della gestione di tutti gli aspetti operativi delle missioni. Successivamente, ho seguito le missioni di diversi astronauti europei, tra cui Samantha Cristoforetti e Matthias Maurer. Nel 2023 sono stato trasferito a Houston come Lead Astronaut di Esa al Johnson Space Center. Lì lavoro sia per la Nasa che per l’Esa, seguendo progetti come lo sviluppo del Gateway lunare e le future attività extraveicolari. Inoltre, sono coinvolto nell’addestramento per il programma Artemis e nella pianificazione delle missioni future.

Ecco: il programma Artemis, con destinazione Luna. Cosa ci può dire del coinvolgimento europeo in questa impresa?

Già la missione Artemis 1 ha avuto un contributo europeo fondamentale, con la realizzazione del modulo di servizio di Orion. Nei prossimi anni, l’Esa sarà ancora più protagonista, soprattutto con la costruzione di tre moduli per il Lunar Gateway, la stazione che supporterà le missioni lunari. Halo, il segmento centrale, verrà consegnato a breve; I-Hab, il secondo, è attualmente in costruzione e verrà sperimentato entro la fine dell’anno; infine è prevista anche la realizzazione di un terzo modulo, che sarà usato per il rifornimento.

Fonte : Wired