Il tumore del rene è la neoplasia più frequente dell’apparato urinario dopo quello di prostata e vescica. Spesso rimanere silenzioso a lungo, e solo nel 20 per cento dei casi si manifesta con sintomi ma quando è già in fase avanzata. Molti pazienti infatti lo scoprono per caso, tramite un’ecografia o TAC eseguita per altri accertamenti. Proprio perché il più delle volte si scopre quando è già in stadio avanzatp, è difficile da curare. I pazienti vengono generalmente sottoposti all’asportazione chirurgica del tumore, cui segue una terapia a base dell’anticorpo monoclonale pembrolizumab (in attesa di approvazione in Italia), che ha lo scopo di ridurre il rischio di recidiva. Tuttavia, la probabilità che il cancro si ripresenti rimane alta. Per questo la ricerca sta studiando nuovi farmaci e trattamenti, ed anche vaccini.
Tra questi c’è NeoVax, un vaccino, sviluppato dal Dana-Farber Cancer Institute di Boston (negli Usa), sperimentato con successo su 9 pazienti con tumore del rene in stadio III e IV. Dopo tre anni dalla vaccinazione, nessuno di loro ha avuto una recidiva del carcinoma renale. I risultati dello Studio di fase 1, pubblicati su Nature, sembrano molto promettenti, sebbene dovranno essere confermati su un gruppo più ampio di pazienti.
I vaccini antitumorali
I vaccini anti-cancro sono ‘terapeutici’ cioè combattono i tumori come se fossero un’infezione, “istruendo” il sistema immunitario del paziente a riconoscere le cellule tumorali e annientarle. Ma a differenzia dell’immunoterapia classica che innesca una risposta immunitaria generalizzata, i vaccini terapeutici anti-cancro inducono – un pò come fanno i vaccini anti-Covid contro la proteina Spike – una risposta contro una proteina specifica (antigene tumorale) della cellula cancerosa, in modo che il sistema immunitario la distrugga. Pertanto, invece di trasportare un codice che identifica i virus, contiene istruzioni genetiche per gli antigeni del cancro.
Sono inoltre vaccini ‘personalizzati’, cioè progettati in base alle caratteristiche specifiche del tumore. Gli antigeni tumorali possono, infatti, variare da tumore a tumore, e da paziente a paziente, rendendo difficile la creazione di un vaccino universale, efficace su ogni tipo di neoplasia.
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Il nuovo vaccino contro il tumore del rene
Le cellule tumorali solitamente esprimono sulla loro superficie delle proteine mutate (neoantigeni), cioè diverse rispetto a quelle delle cellule sane. NeoVax viene creato a partire dal tessuto tumorale asportato durante l’intervento chirurgico per individuare i neoantigeni. E’ infatti costituito da un mix di peptidi (cioè di brevi frammenti di proteine) che corrispondo a questi neoantigeni (diversi per ogni tipo di tumore) con l’obiettivo di addestrare il sistema immunitario a riconoscere le stesse molecole presenti sulle cellule tumorali e ad attaccare queste ultime, senza danneggiare quelle sane. Per individuare quali neoantigeni includere nel vaccino in base alla loro probabilità di indurre una risposta immunitaria, i ricercatori hanno utilizzato specifici algoritmi predittivi.
“I neoantigeni presi di mira da questo vaccino aiutano a indirizzare le risposte immunitarie verso le cellule tumorali, con l’obiettivo di migliorare l’efficacia sul bersaglio e ridurre la tossicità immunitaria fuori bersaglio” ha affermato il ricercatore principale, Toni Choueiri, direttore del Lank Center for Genitourinary Cancer presso il Dana-Farber.
La sperimentazione su 9 pazienti
Nella sperimentazione di fase I (che verifica la sicurezza, il dosaggio ottimale e come i pazienti rispondono alla terapia), il vaccino è stato testato su 9 pazienti con carcinoma renale a cellule chiare, una delle forme più gravi e comuni di tumore maligno dei reni, dopo l’intervento di asportazione del rene colpito dalla malattia. I ricercatori lo hanno somministrato da solo a 4 pazienti, e in combinazione con l’anticorpo monoclonale ipilimumab a 5 pazienti, in una serie di cinque dosi iniziali seguite da due richiami. In alcuni pazienti la vaccinazione ha sviluppato reazioni cutanee locali nella sede dell’iniezione, mentre in altri sintomi simil-influenzali, mentre nessuno ha avuto effetti collaterali gravi.
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Nessun segno di recidiva dopo tre anni
Dalla sperimentazione è inoltre emerso che questo tipo di vaccino è in grado, nel giro di circa tre settimane dalla somministrazione, di stimolare la produzione di un elevato numero di cellule immunitarie dirette specificamente contro l’antigene desiderato. Inoltre, tre anni dalla vaccinazione, nessuno dei 9 pazienti ha mostrato segni di recidiva del carcinoma renale.
“Abbiamo osservato un’espansione rapida, sostanziale e duratura di nuovi cloni di cellule T (cellule del sistema immunitario) legati al vaccino – ha affermato Patrick Ott, altro autore dello studio e direttore del Centro per i vaccini contro il cancro del Dana-Farber Cancer Institute -. Questi risultati supportano la fattibilità della creazione di un vaccino neoantigene personalizzato altamente immunogenico in un tumore a basso carico di mutazioni e sono incoraggianti, anche se saranno necessari studi su scala più ampia per comprendere appieno l’efficacia clinica di questo approccio”.
Fonte : Today