Vedremo se alle parole seguiranno le azioni. Se il governo Meloni considera “di particolare gravità” il caso Paragon, come scrive nella nota con cui interviene sullo spionaggio condotto con lo spyware Graphite della società informatica israeliana ai danni, tra gli altri, del direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, e del fondatore della ong Mediterranea, Luca Casarini, allora non può limitarsi a queste parole di circostanza. Peraltro smentite in meno di 24 ore dalla stessa Paragon, che secondo il Guardian avrebbe rescisso il contratto con le autorità italiane per violazioni degli accordi entro cui si inquadra la vendita dello spyware, usato per intercettare giornalisti e attivisti attraverso una vulnerabilità di Whatsapp. Il governo deve rispondere. E in maniera netta.
Non ci può essere spazio, in uno Stato democratico, per un uso indiscriminato degli strumenti di sorveglianza. La nostra vita online non è solo spasso o distrazione. Per gli spazi virtuali dove trascorriamo il nostro tempo, lavoriamo, ci divertiamo, e gli strumenti fisici attraverso cui raggiungerli dobbiamo pretendere lo stesso livello di protezione dei diritti che ci aspettiamo offline, senza sconti. Anzi, con maggiori pretese, dato che gli abusi che la tecnologia abilita rischiano di essere di gran lunga più pervasivi.
Il governo smentito
Gli spyware, tanto per spiegarlo a quelli che pensano che “chi non ha nulla da nascondere, non deve preoccuparsi”, sono una perquisizione costante e senza limiti. Un software come Graphite intercetta le conversazioni su tutte le app di messaggistica; accede agli album di foto, video e audio; memorizza la posizione Gps del dispositivo; può attivare in autonomia il microfono per registrare. Sono strumenti costosi, che i governi non accendono per spiare indiscriminatamente e scoprire cosa zia Pinuccia sta pensando di regalare al marito, ma il fatto che Meta abbia denunciato violazioni condotte con Graphite ai danni di una novantina tra giornalisti e attivisti in Europa (di cui sette in Italia) la dice lunga su quelli che le autorità considerano i soggetti “target”.
Che subito dopo l’esplosione del caso nel nostro Paese, sia stata la stessa azienda a strappare il contratto, accusando le autorità nazionali di aver violato le regole di ingaggio dello spyware, usandolo contro operatori dell’informazione e del terzo settore, la dice ancora più lunga su quanto la difesa d’ufficio del governo, affidata a una noticina di circostanza, non stia in piede. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non solo deve assicurare la disponibilità del suo esecutivo a rispondere al Comitato parlamentare per la sicurezza delle informazioni della Repubblica, il Copasir, che sovrintende il controllo dei servizi (ci mancherebbe altro!), ma deve riferire d’urgenza alle Camere e altrettanto d’urgenza convocare una conferenza stampa, rispondere alle domande dei giornalisti (a cominciare dalla lista di Cancellato), sgomberare il campo da ogni ombra.
Un silenzio che fa paura
Se il governo “esclude”, come scrive, “che siano stati sottoposti a controllo da parte dell’intelligence” i soggetti tutelati dalle norme sui servizi, tra cui i giornalisti, deve spiegare come ci è finito un giornalista tra i target di un software spia che ha comprato? Un giornalista, Francesco Cancellato, che per inciso dirige la testata che ha smascherato nelle sue inchieste i rapporti tra la destra di governo e quella estrema o il neofascismo nel movimento giovanile di Fratelli d’Italia. O deve spiegare perché nella rete di Paragon sia finito Luca Casarini. L’ong che ha contribuito a fondare, Mediterranea, è impegnata in quelle operazioni di soccorso di migranti che il governo sta cercando in tutti i modi di ostacolare, mentre riporta in Libia il generale Osama Almasri Najeem, accusato dalla Corte penale internazionale di crimini di guerra e contro l’umanità. O ancora, il governo dovrebbe dirci quali attività svolgono o in quale categoria professionale si possono incasellare gli altri cinque italiani sorvegliati. E poi fornire trasparenza sul contratto, sulla cornice di utilizzo che avrebbe violato, sulla catena di comando che ha portato a mettere sotto intercettazione Cancellato, Casarini e le altre cinque persone.
Fonte : Wired