Open Wide degli Inhaler, la recensione di un album che è musica solare per tempi oscuri

Still Young ricorda l’incedere ritmico di Road To Nowhere dei Talking Heads, una cavalcata in cui basso e batteria fanno la parte del leone, per un pezzo che a tratti evoca l’epicità degli U2. A proposito, c’è qualcosa di loro in Open Wide, il brano più sperimentale, che si muove quasi verso la dance, ed è il modo in cui il basso crea delle tessiture in grado di riempire gli spazi sonori. C’è ancora il rock, ovviamente, nel nuovo album degli Inhaler. Loro, tenendo molto a farci vedere di aver mutato pelle, lo lasciano alla fine, un po’ nascosto. Le chitarre più grezze, da garage rock, tornano in X-Ray, la traccia 11, un anthem che farà faville nei live, e dove ritornano gli Inhaler più new wave. Accordi più duri di chitarra elettrica aprono Little Things, la canzone che chiude l’album, un altro dei pezzi rock che compongono il mosaico di Open Wide.

Creare musica iconica

Eli Hewson, frontman degli Inhaler, in concerto a Madrid

Mariano Regidor

“Siamo una band ambiziosa che vuole creare musica iconica, in particolare quando le cose sembrano così distruttive” ha dichiarato Hewson. Quella che ci arriva dall’ascolto di Open Wide è una musica positiva, ariosa. È una serie di feel good song. Ci sono tanti modi di combattere i tempi bui. Si può fare con canzoni dure, politiche, di protesta, come facevano un tempo gli U2. Oppure cantare canzoni solari che, senza dimenticare in che mondo stiamo vivendo, lo combattano per contrasto, e ci facciano evadere. Fare delle canzoni che arrivino in radio sembra facile, ma non lo è. Lo è ancora meno, nella nostra era, fare canzoni che restino. Ed è questa la partita che oggi giocano gli Inhaler. Se ci riusciranno lo può dire solo il tempo.

Fonte : Wired