Bresh sarà per la prima volta in gara al Festival di Sanremo (GUARDA LO SPECIALE) con il brano La tana del granchio (LEGGI IL TESTO). Nella serata dedicata alle cover, Bresh duetterà con Cristiano De André in Crêuza de mä di Fabrizio De André.
Arrivera poi un nuovo album e in questo 2025 per la prima volta Andrea Brasi, ovvero Bresh, si esibirà live nei palasport e l’appuntamento a Milano raddoppia. Dopo le già annunciate date al Palazzo dello Sport di Roma, sabato 1 novembre, e all’Unipol Forum di Milano, giovedì 6, si aggiunge una seconda data venerdì 7.
Andrea partiamo dalla storia del brano?
Certo, La Tana del Granchio è un brano intimo, ci sono io con tutte le mie difficoltà a esprimere le emozioni verso qualsiasi interlocutore, non c’è un solo destinatario del messaggio.
Canti spesso l’amore che è anche sofferenza e in passato hai detto che spesso scappi per non farti male: questa però è una canzone di attesa e di resa. E’ cambiata la prospettiva? Hai trovato la tua Angelina che ha sbriciolato le tue difese?
Il granchio fa poi uscire le chele, si rispecchia con gli amici, nel lavoro, in amore e comprende tutto.
Un disco in arrivo, il tour, un periodo di scrittura: questi sono gli elementi che hanno portato equilibrio alle canzoni?
E’ un percorso che è andato al passo con le mie frequenze, i fan mi hanno inviato belle risposte al punto che abbiamo annunciato una seconda data al Forum di Assago. Tutto questo mi ha dato forza e ho capito di avere fatto la scelta giusta. Ho scritto tanto ma il disco doveva uscire alla fine di un periodo e ora ho fame di uscire, ma non finisce lì, ci sarà altro.
Che Andrea conoscerà il Festival?
Lo stesso che conoscono gli amici d’infanzia, i parenti e che conosco io.
“Sono soltanto un uomo e non ci so fare” può essere la frase che riassume quanto oggi sia difficile scrivere di amore?
Potrebbe, lì descrivo l’impacciataggine dell’uomo goffo nelle relazioni.
Nel testo parli di una sirena che non nuota e di chitarra piena di buchi, tra le altre suggestioni: mi aspetto un video cinematografico.
Invece vedrai un video semplice perché per realizzarlo con tutte le suggestioni che accoglie serviva il budget di un film Disney. Sarà semplice ed espressivo e di impatto calamitante.
Troverai in gara un altro genovese, Olly.
Lo conosco. Federico veniva ai miei concerti, me lo ricordo nelle prime file. La mamma della mia ex diceva che c’era un ragazzo che voleva conoscermi ed era lui. Questa è la Liguria che spacca.
Quell’Andre che “cantava, cantava, cantava” ora lo farà all’Ariston: cosa dice a quell’Andrea inconsapevole di quello che sarebbe successo?
E’ lo stesso, ora a livello iconografico cambia ma resta quello. Mai mi guardo al passato con tenerezza ma con quell’essere genuino che mi fa vedere con tenerezza dagli altri che non sono abituati alle genuinità. So che sembra retorica e propaganda ma non è così, io ci credo.
In passato hai provato a partecipare al Festival?
In assoluto ti dico che i miei no li ho sempre vissuti bene, mi sono sempre presentato con pezzi fatti all’ultimo e demo marce, insomma mi sono auto-sabotato: il film doveva andare così.
In gara troverai, oltre il sampdoriano Olly, troverai Rkomi, col quale so che sei amico e col quale hai condiviso un appartamento.
Sono andato a casa di Mirko quando mi sono trasferito a Milano, avevo 19 anni. Due anni prima di me lui si era già trasferito, nel 2015 sono arrivato, ho lavorato in un negozio di scarpe e ho dormito con lui per un mese. Dopodiché ho traslocato nella storica casa di via Attilio Regolo. Abbiamo condiviso tempo e mangiato tanta me**a. Era casa base per i genovesi che arrivavano, conche di riso in bianco, bicchieri di plastica da bar e li riempivo di riso.
Uno dei temi delle tue canzoni è il viaggio: ti senti un Ulisse che non troverà mai il suo porto sicuro?
Sono sempre un Ulisse ed è la cosa che mi crea curiosità e fame ed è il migliore carburante per l’anima, mi fa sentire vivo. Le uso anche per scappare dall’hype, cerco di sfuggire alle riconoscenze che nascono e muoiono mentre i viaggi restano nel cuore. Per un guasto d’Amore partii un mese per attraversare il Sud America, andai in Bolivia e in Patagonia. I viaggi sono senza salite e discese di Hype.
Serata dei duetti: Crêuza de mä di Fabrizio De André insieme a suo figlio Cristiano: scelta coraggiosa.
Sanremo per me è una grande tappa e non un gran finale, avanzo un passo dopo l’altro come avviene sulle creuze, soprattutto su un percorso bagnato dai fuochi di paglia, dove bisogna non farsi troppo ammaliare e proseguire coi paraocchi. Saranno quattro minuti di felicità che spiegano da dove vengo e i sapori della mia terra: è una canzone eterna. Per farla con Cristiano ho lottato. Il brano ha quella lingua del Mediterraneo che si sposa col progetto in arrivo: io cercavo una lingua mediterranea, e il genovese è il mix poiché contamina portoghese, arabo, spagnolo e altri idiomi ed è la nostra lingua.
Sai che Fabrizio De André mai andò a Sanremo?
So che per i fedelissimi può apparire dissacrante.
Paure sanremesi?
So che troverò anche superficialità e dovrò stare attento a rispondere bene ma vado in trincea sereno. Sanremo dura una settimana poi si pensa già che ce ne è un altro in arrivo. Sono tranquillo, le prove con l’orchestra sono andate bene.
Chi ti vestirà?
Un brand francese in ascesa che si chiama Ami Paris, sono stato a Parigi a vestirmi, mi hanno invitato alle sfilate. Mi ha fatto piacere tutta questa situazione.
Quando è entrata la musica nella tua vita?
E’ apparsa per il bisogno di esprimermi, è la ribellione dell’adolescenza verso il mondo che vuole conoscere le tue emozioni. E’ entrata con ascolti in macchina, con i cartoni della Disney, sai appartengo a una generazione piazzata davanti alla tivù.
Infine perché Sanremo?
Per far capire a mia zia che faccio il cantante, perché è un orgoglio per la mia famiglia e ci tengo alla loro felicità. Siamo una famiglia molto unita.
Approfondimento
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Fonte : Sky Tg24