Da questo pinto di vista, i paesi dell’Europa del nord rappresentano un esempio virtuoso, perché con i loro progetti educativi di lungo periodo, almeno ventennali, hanno ottenuto ottimi risultati sia per quel che riguarda il rendimento scolastico dei giovani che la competitività del sistema paese. C’è dunque una stretta connessione tra preparazione e competitività. E lo sviluppo delle competenze anche in ambito tecnologico dovrebbe essere oggetto di continuità, oltre che di centrale importanza. Purtroppo però, molte volte in Italia stabiliamo delle priorità di cui poi, di colpo, ci dimentichiamo“.
Il Pnrr ha investito 600 milioni nel tentativo di avvicinare i giovani alle materie Stem. È un investimento adeguato?
“Le risorse sono un elemento necessario ma non sufficiente. Oltre ai soldi, quello di cui abbiamo davvero bisogno è una scuola più coinvolgente, moderna e flessibile, capace di andare di più incontro agli interessi dei nostri ragazzi e che consenta loro di toccare con mano anche le novità, le tecnologie. Allo stesso tempo, le Stem devono essere integrate con tutto quanto si può apprendere nell’ambito delle materie umanistiche e delle scienze sociali“.
Si riferisce al cosiddetto nuovo umanesimo digitale, che dovrebbe accompagnare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale?
“Spesso l’intelligenza artificiale viene vista come una tecnologia concepita esclusivamente dalle discipline Stem. In realtà, alla base di questa tecnologia ci sono tante domande di tipo filosofico. Quello che voglio dire è che, al momento, il livello di complessità è tale per cui sarà sempre più necessaria e frequente l’interazione tra Stem, creatività, etica e materie umanistiche. Perché le stem aiutano a realizzare le tecnologie ma poi, come vengono utilizzate dipende dalla nostra etica”.
Quali conseguenze avrà l’arrivo dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro e della scuola?
“È presto per dirlo. Da un paio d’anni, con l’AI generativa, c’è stata sicuramente un’accelerazione sul piano culturale, ma sono convinto che la strada da percorrere sia ancora lunga: adesso siamo ancora al livello zero. Per ora, è importante rilevare che a cambiare profondamente è il modo in cui ci rapportiamo al sapere. Ecco perché, innanzitutto, bisogna insegnare alle persone, a tutte le persone, come approcciarsi alle forme inedite di apprendimento che comporterà l’uso dell’intelligenza artificiale. Bisogna fare sicuramente molta attenzione anche perché, probabilmente, i nostri sistemi educativi – in cui eravamo abituati a imparare a memoria molte cose – verranno rivoluzionati da queste nuove tecnologie”.
In questo periodo in cui si discute molto di nuove tecnologie, c’è una nozione puramente umanistica che ritiene sempre valida?
“La ricerca costante dell’equilibrio (come indicato dall’arte classica degli antichi greci, ndr). Sono convinto che la compenetrazione tra Stem e umanesimo debba essere reale. Solo così sarà possibile dare alle persone gli strumenti adeguati per affrontare il mondo attuale, in cui è possibile l’incontro tra persone e competenze estremamente diverse. A oggi, insomma, è necessario dare una certa ‘rotondità’ alla propria formazione”.
Fonte : Wired