Vediamo come si classificano le diverse forme di polmonite, quali sono i sintomi, quali patogeni possono causarle e quali persone sono più a rischio. La polmonite è un’infiammazione del tessuto polmonare spesso legata a un’infezione batterica o virale, ma che può essere provocata anche dall’aspirazione di un corpo estraneo o da un’infezione fungina.
Quali sono le diverse forme di polmonite
Come spiegano dalla Società italiana di pediatria, le polmoniti possono essere anzitutto classificate come acquisite in comunità (Community acquired pneumonia, Cap), ossia al di fuori dell’ambiente ospedaliero, o nosocomiali (Hospital acquired pneumonia, Hap), cioè contratte in ospedale dopo almeno 48 ore dall’inizio della degenza. Queste ultime colpiscono soprattutto pazienti con immunodeficit o patologie pregresse.
Un’altra distinzione riguarda l’agente patogeno che può causare la polmonite. Il più comune è il batterio Streptococcus pneumoniae, contro il quale esistono due tipologie di vaccino: il vaccino polisaccaridico e quello coniugato. Il primo viene utilizzato prevalentemente negli adulti, mentre il secondo viene somministrato anche ai lattanti e ai bambini fino a 5 anni ti età. Altri batteri che possono causare la polmonite sono l’Haemophilus influenzae, lo Staphylococcus aureus, la Legionella pneumophila, la Pseudomonas aeruginosa, l’Acinetobacter baumannii, la Klebsiella pneumoniae. Gli ultimi tre sono spesso responsabili delle polmoniti batteriche contratte in ospedale.
La polmonite può inoltre essere di origine virale, come ricordano gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). I principali responsabili in questo caso sono il Virus respiratorio sinciziale (lo stesso che può causare la bronchiolite soprattutto nei bambini molto piccoli) i virus influenzali di tipo A o B e i coronavirus, come il Sars-cov-2.
Meno frequentemente, e soprattutto in persone con sistema immunitario compromesso, la polmonite può essere dovuta ad infezioni fungine. Infine, anche l’aspirazione di un corpo estraneo o di sostanze tossiche può causare l’infiammazione del tessuto polmonare.
I sintomi
I sintomi della polmonite possono comparire improvvisamente, nell’arco di 24-48 ore, oppure nel corso di diversi giorni. Quelli più comuni sono tosse secca o catarrosa, difficoltà respiratoria, tachicardia (ossia battito cardiaco accelerato), febbre, dolore toracico, perdita dell’appetito e generico senso di malessere. “In presenza di uno, o più, di questi sintomi è consigliata la visita presso il medico di famiglia”, sottolineano dal’Iss. “Il medico potrà ascoltare il torace con lo stetoscopio (auscultazione) per evidenziare rumori che non sono prodotti nei polmoni sani”. In caso di polmonite, infatti, gli alveoli polmonari si infiammano e si riempiono di liquido, fatto che modifica il rumore che l’aria produce entrando al loro interno.
Se i sintomi non migliorano entro 48 ore dall’inizio delle cure può essere necessario effettuare un esame radiografico, l’analisi microbiologica dell’espettorato o analisi del sangue, anche per tentare di capire quale sia l’agente patogeno responsabile. Come ricordano però dagli statunitensi Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), non sempre è possibile individuarlo.
Chi è più a rischio polmonite
Neonati, bambini molto piccoli e persone di età superiore ai 65 anni sono da considerare fra le categorie più a rischio per la polmonite. Secondo i dati dell’Oms, nel 2017 questa malattia dell’apparato respiratorio ha causato globalmente la morte di oltre 800mila bambini di età inferiore a cinque anni. Anche i fumatori, le persone con asma, fibrosi cistica, malattie cardiache, renali o del fegato corrono un rischio maggiore di ammalarsi di polmonite, così come le persone con un sistema immunitario compromesso a causa per esempio di infezioni o terapie particolari.
Fonte : Wired