Case di comunità, cosa sono le strutture finanziate dai fondi del Pnrr

Tra le novità della nuova riforma dei medici di famiglia, c’è l’apertura delle Case di comunità. Si tratta di strutture socio-sanitarie finanziate con i fondi del Pnrr che ospiteranno i medici di medicina generale per esercitare la loro professione in convenzione con il Servizio sanitario nazionale.

Secondo la bozza di riforma del ministro della Salute Orazio Schillaci ottenuta dal Corriere della Sera, i nuovi medici di famiglia non saranno più liberi professionisti ma verranno assunti come dipendenti pubblici per fornire un certo numero di ore all’Asl lavorando nelle nuove Case di comunità. Per la costruzione di queste ultime sono stati stanziati 2 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sulla partita, Schillaci avrebbe l’appoggio delle Regioni, che faticano a garantire i servizi sanitari con le convenzioni attualmente in vigore.

Cosa sono e come funzionano le Case di comunità

Le Case di comunità possono offrire sia assistenza primaria che attività di prevenzione, grazie alla presenza di équipe multidisciplinari composte da medici di medicina generale, pediatri, medici specialisti, infermieri e altri professionisti come tecnici di laboratorio, ostetriche e psicologi. All’interno delle Case di comunità sarà presente un Punto unico di accesso che si occupa di accoglienza, informazione e orientamento e che opera in stretto contatto con le Centrali operative territoriali (Cot), che garantiscono i servizi privati di prelievi e vaccinazioni, cure primarie e continuità assistenziale, ambulatori specialistici, programmi di prevenzione e promozione della salute, attività consultoriali e servizi sociali del Comune.

Secondo la riforma della Sanità territoriale è prevista l’apertura di oltre 1.350 Case di comunità sul territorio entro la metà del 2026, operative sette giorni su sette, 24 ore su 24 per quelle più grandi anche dette hub, e almeno 12 ore al giorno per le altre.

Dovrà essere garantita una presenza medica fissa oltre a quella degli infermieri, e i medici di famiglia – aprendo gli ambulatori all’interno delle strutture – dovrebbero garantire una disponibilità continua su turni. Queste strutture saranno inoltre provviste di attrezzature di prima diagnostica come ,acchinari per ecografie, elettrocardiogrammi o spirometrie.

Le principali criticità

Secondo l’ultimo monitoraggio dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), aggiornato a giugno 2024, sono state realizzate solo 413 Case di comunità – meno di un terzo del totale – concentrate in 11 regioni. Il monitoraggio evidenzia inoltre che il problema maggiore è rappresentato dalla presenza ancora molto limitata di personale medico. In 120 delle 413 Case di comunità attive non è prevista alcuna attività da parte dei medici di assistenza primaria, mentre in 137 mancano i pediatri. Solo in 175 strutture è garantita la presenza di medici per 50-60 ore a settimana, e in 141 è assicurata anche quella dei pediatri.

Fonte : Wired